giovedì 24 luglio 2014

30

E' un fatto.
A parte questi mesi di problemi di salute, non gravi ma che hanno prosciugato tutte le mie energie mentali residue fino a farmi sembrare scema, è un fatto che non io riesca più a fare certe cose.

Una di queste è girare in città con un gruppo di conoscenti fra cui amici e amici di amici e sconosciuti e amici di sconosciuti amici di sconosciuti, e tutti ridono carichi smart e fighissimi parlando del più e del meno con sconosciuti amici di sconosciuti appena conosciuti con sempre qualcosa da dire e qualcosa di cui ridere davvero tantissimo, ma io no.

Prendiamone atto.

Non sono certo asociale ma o sono i 30 anni, o è proprio che sono individualista.
Forse entrambe, chissà in quale ordine.

Gente che ancora prende in giro la mia laurea, gente che mi presenta agli amici di amici di sconosciuti amici di amici come quella che si occupa di inutili anticaglie del cazzo (musicologia, in un posto come l'Italia), neanche chiedessi il sussidio di disoccupazione pesando su tutti questi ingegneri, bancari, avvocati, segretari, geometri infermieri meccanici e promotori finanziari, loro sì che si guadagnano da vivere con cose utili eh.

No, ho un indeterminato vinto grazie alla mia inutile laurea di anticaglie dimenticabili ma suvvia, non vorrai mica paragonarti ad un medico che cura il cancro o a chi sa di che colore sono i soldi, brutta cattiva!

 
Nel frattempo, oltre a mancarmi tanto (voi, dico, e anche la me che c'era prima), in biblioteca una utonta ticinese dopo aver fatto adeguatamente pesare l'accento ticinese ci ha chiesto 6 volte se la carta bianca su cui aveva stampato un biglietto aereo fosse veramente bianca.

E sì, era bianca.
True story.
(ah strano, non era musicologa; credo appartenesse all'insieme di ingegneri venditori professionisti avvocati elettricisti promotori finanziari e notai che fanno muovere la nazione, ma vi prometto che un giorno ce ne faremo una ragione, miei cari, abbiate fiducia).

 
Poi con il mio coro di pazzi, quello degli sparaventose, siamo andati in trasferta nel Sud profondo per un concerto importante ospiti in un covo di fanatici religiosi, cose che noi umani proprio anche no, credetemi.

Là sono ancora convinti che noi emiliani andiamo al mare sull'Adriatico, che non siamo programmati per mangiare piccante e che adorare la reliquia di una trota serva a qualcosa.

Ad un certo punto in centro storico di #città di fanatici religiosi abbiamo visto un water, così, lasciato lì, per strada, gratis.
 
Poi #coristaGionni ha pestato un topo morto.
In quest'ordine.

Ma soprattutto #coristaMax è tornato dall'Australia.

Al primo concerto col coro ha distrutto parte di un crocefisso ottocentesco con una sbarra di 2 metri e mezzo presa dal portone di ingresso della chiesa.
So che sembra non avere senso, invece ce l'aveva eccome.

Il raggio divino in legno dorato crollato dall'aureola del cristo è stato furtivamente riallocato da coristi che ridevano come personaggi di Helzapoppin ("tanto faceva schifo comunque, è tutto marcio"). Fra questi l'immancabile #coristaVigileF, che ve lo dico a fare.
 
Comunque è stato un incidente, o forse Freud.
Nessuno ne ha più saputo niente.


Eccellente, direbbe il signor Burns.