giovedì 26 novembre 2020

Una proposta indecente

Ho ripreso a girare biblioteche, per catalogare fondi antichi e libri pieni di cose perdute.
Ora sono nella biblioteca di #cittàdeimattoni.

#collegaPastello è brizzolato, a modo, parla piano, gentile, intellettuale. Non sapeva dell'esistenza delle moke elettriche.
Mi parla di cosa farà in pensione, fra poco, di quadri, di Guccini. È gentile e impreca in modo buffo, come solo chi vive nelle basse pianure, quando scopre che un anziano volontario "maledetto casinista" ha sbagliato a timbrare un milione di libri e ora vanno tutti corretti.

Sembra sulle nuvole, ama la mia #cittàsenzafiume, neanche lui vivrebbe mai a #cittàdicuinonsicapisceuncazzo - un giorno ne parleremo - e mi ricorda un personaggio di Wes Anderson, chissà quale.

Legge romanzi distopici. Discutiamo se siano sempre categorizzabili come parte della fantascienza, o no. Io dico che per me quasi sempre sì, lui che no, assolutamente no. No.
(Orwell è fantascienza? Voi come definireste fantascienza? Rai2 a quale categoria appartiene?)

Mentre lavoro nel mio angolino lo sento percorrere in silenzio i corridoi, con la testa affogata nel libro che tiene in mano; poi si ferma, si tira su gli occhiali e controlla i timbri del maledetto casinista.
Sono tutti sbagliati.


"Trantor"
"sì, collegaPastello?"
"non so. Pensavo."
"dimmi"
"pensavo, non so. Avrei qui della saggistica. Mica ti interesserebbe."
"in che senso?"
"da prendere."
"come da prendere"
"da portar via."
"intendi, da scambiare con altre bibliote..."
"no no, da portar via, tu, ora, in prestito. Magari volevi prendere in prestito della saggistica. È appena arrivata. Così, da portar via. La leggi stasera"
"mah oddio... no"
[molto deluso] "ah. No è che vedi, c'è questa cosa della saggistica."
"quale cosa"
"eh che ne abbiamo tanta."
"...ok"
"non so dove metterla"
"...ok, ma io..."
"... non la vuoi quindi"
"no"
"..."
"ma che tipo di saggistica sarebbe esattame..."
"sulla crisi contemporanea della società attuale"
"facciamo no ok?"
"...ok"
"in un'altra vita, la prenderò in prestito"
"ok"
"grazie ma no"
"sei sicura? ...è che ne abbiamo tanta"
"sì"
[sospira] "ne abbiamo così tanta..."
"sì, mi è chiaro"
"ok."
"..."

domenica 2 febbraio 2020

Nascondersi

Nascondersi.

Una festa estiva nella bassa mantovana, camminare sul prato dietro la chiesa, le tavolate lunghe con tovaglie di carta, mangiare quello strano risotto asciutto con #collegaV. C'è vento, c'è caldo, non sapere dove si è. Quei posti in cui la provincia è Mantova, la diocesi è Cremona, l'accento è anche un po' il mio, il risotto è asciutto.
Non ho guidato io, non so dove sono.

Nascondersi a Roma, in Santa Maria in Aquiro. Sono stata a Roma almeno 10 volte e ancora non mi oriento. Camminare a caso, i muri sono rossicci ma qualcuno è azzurro (sarà originale?). Entrare in Santa Maria in Aquiro, scomparire definitivamente. La chiesa è buia, illuminata solo da alcuni lumini. Una donna orientale pulisce e sale in piedi sugli altari. Odore di detersivo, il prete legge al buio. Nessuno sa che ci sono, io non so dove sono. L'intonaco delle cappelle è scrostato, c'è anche un Honthorst.
Fuori no, ma dentro è notte. Potrei non uscire più.

Lisbona, piazzetta del teatro S. Carlo. Nascondersi dietro un libro di fantascienza. Aspettare l'aereo, non voler partire. Mangio una banana, finisco il romanzo. Sull'altra panchina operai che scartano il pranzo. Turisti italiani, vento. Resto.

Nascondersi anche in Algarve, in una fabbrica di sardine abbandonata di cui si sente ancora l'odore e avere paura, o alla festa del grano di un paesino che normalmente non esiste, a sentire il liscio senza saper ballare.

Nascondersi.
Essere l'enciclopedia delle scienze del '67 che il #figlioonesto di #utontapazza ha rinvenuto in casa e ci ha riportato ieri, riconoscendo i timbri della biblioteca. Il libro si nascondeva da loro all'incirca dal '92, ma forse da prima. La copertina è avveniristica, mi sta simpatica.
L'abbiamo catalogato, ma ho preferito nasconderlo di nuovo.
Non lo trovate mica a scaffale, se venite.