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sabato 9 aprile 2022

l giardino dei sentieri che si biforcano

Lui ha più di 80 anni, una cravatta rossa e un berretto, è gennaio.

C'è la luce di Roma, l'inverno non c'è. Ho i capelli rossi. Gabbiani, il forchettare di una trattoria storica poco lontana. Siamo sulla via Appia, lui mi apre un piccolo appartamento umido che prende la luce della sera, e che usa per salvare cose e storie; ne è orgoglioso, mentre apre le persiane. 

Migliaia di libri, di ogni tipo. Gialli, rosa, riviste, libri che contengono assaggi di liquori e romanzi russi; tappeti caucasici, fantascienza, erbari. Libri d'arte, libretti, dizionari, Maupassant, servizi da té. Libri che salva dal macero, dalle discariche, dai cassonetti; da vedove che per prima cosa desiderano bruciare la libreria del marito: ma dietro ogni libro c'è almeno una persona.

Spartiti nessuno, quelli li tiene per sé. Una piccola pila di libri sui nazisti ferma la porta; scatole di biscotti danesi con dentro altri libri, una pendola. Libri anche in cucina.

Un quadro ritrae una nobile in abito verde dalle mani sottili, lui me ne racconta la storia. C'è sempre una storia, ma bisogna cercarsele, le storie. Mi offre un tappeto caucasico del '600; non posso prenderlo, lo fotografo.

Torniamo nel giardino, chiuso fra piccoli muri di sasso, che saranno lì da prima di Cecilia Metella. Nell'ora migliore io sono rossa, lui è rosso; l'erba è rossa, l'orto è rosso, il cielo è rosso. Cosa cambia, fra oggi e il 22 avanti Cristo? 

I suoi amici sono poco lontano e ridono. Noi stiamo in silenzio, nella luce, nei gabbiani, nell'erba, nel forchettare della trattoria.

Qualcuno degli altri ha preso un libro, io mi stupisco del perché no, ma non cambia; forse preferivo lasciarli lì, ma in realtà non cambia, li ha lui, li ho io; sono stati salvati.

Torniamo verso la città. Camminiamo dove hanno camminato gli altri, e i cavalli.
Se fossero 100 anni fa sarei lì, e avrei i capelli rossi.


 



giovedì 28 ottobre 2021

L'ora migliore

Nascondersi nella luce dell'ora migliore, in una certosa.
Soli, nella luce. Il traffico è intorno, un cane abbaia, siamo soli.
È festa, non c’è nessuno; è il 1825, Beethoven è vivo.

Nascondersi dietro le statue di Sciola, guardarsi fra le corde. Radura, vento.
È ottobre, forse qualcun altro ha sognato noi, o le stesse cose (Stendhal?).

Preferiamo il tramonto all'alba, ci piacciono i muri del Duecento fatti per la luce della bassa. 
Cosa è architettura, cosa non la è?
Ci piace il verde, il cane che abbaia. 
Suoniamo una statua.
Il tempo non esiste, la luce è la stessa da sempre. Cambiare strada.

Ci nascondiamo, anche quando la luce finisce. 

"...ingranaggi"
"...l'invenzione dell'elettricità"

Parliamo di stelle che iniziano a spegnersi, e di ultime domande (una barzelletta, un numero, Turing).
Il lampione si accende. 

Usciamo dal nascondiglio: il prestigio.
È il 1825.