sabato 9 aprile 2022

l giardino dei sentieri che si biforcano

Lui ha più di 80 anni, una cravatta rossa e un berretto, è gennaio.

C'è la luce di Roma, l'inverno non c'è. Ho i capelli rossi. Gabbiani, il forchettare di una trattoria storica poco lontana. Siamo sulla via Appia, lui mi apre un piccolo appartamento umido che prende la luce della sera, e che usa per salvare cose e storie; ne è orgoglioso, mentre apre le persiane. 

Migliaia di libri, di ogni tipo. Gialli, rosa, riviste, libri che contengono assaggi di liquori e romanzi russi; tappeti caucasici, fantascienza, erbari. Libri d'arte, libretti, dizionari, Maupassant, servizi da té. Libri che salva dal macero, dalle discariche, dai cassonetti; da vedove che per prima cosa desiderano bruciare la libreria del marito: ma dietro ogni libro c'è almeno una persona.

Spartiti nessuno, quelli li tiene per sé. Una piccola pila di libri sui nazisti ferma la porta; scatole di biscotti danesi con dentro altri libri, una pendola. Libri anche in cucina.

Un quadro ritrae una nobile in abito verde dalle mani sottili, lui me ne racconta la storia. C'è sempre una storia, ma bisogna cercarsele, le storie. Mi offre un tappeto caucasico del '600; non posso prenderlo, lo fotografo.

Torniamo nel giardino, chiuso fra piccoli muri di sasso, che saranno lì da prima di Cecilia Metella. Nell'ora migliore io sono rossa, lui è rosso; l'erba è rossa, l'orto è rosso, il cielo è rosso. Cosa cambia, fra oggi e il 22 avanti Cristo? 

I suoi amici sono poco lontano e ridono. Noi stiamo in silenzio, nella luce, nei gabbiani, nell'erba, nel forchettare della trattoria.

Qualcuno degli altri ha preso un libro, io mi stupisco del perché no, ma non cambia; forse preferivo lasciarli lì, ma in realtà non cambia, li ha lui, li ho io; sono stati salvati.

Torniamo verso la città. Camminiamo dove hanno camminato gli altri, e i cavalli.
Se fossero 100 anni fa sarei lì, e avrei i capelli rossi.


 



giovedì 28 ottobre 2021

L'ora migliore

Nascondersi nella luce dell'ora migliore, in una certosa.
Soli, nella luce. Il traffico è intorno, un cane abbaia, siamo soli.
È festa, non c’è nessuno; è il 1825, Beethoven è vivo.

Nascondersi dietro le statue di Sciola, guardarsi fra le corde. Radura, vento.
È ottobre, forse qualcun altro ha sognato noi, o le stesse cose (Stendhal?).

Preferiamo il tramonto all'alba, ci piacciono i muri del Duecento fatti per la luce della bassa. 
Cosa è architettura, cosa non la è?
Ci piace il verde, il cane che abbaia. 
Suoniamo una statua.
Il tempo non esiste, la luce è la stessa da sempre. Cambiare strada.

Ci nascondiamo, anche quando la luce finisce. 

"...ingranaggi"
"...l'invenzione dell'elettricità"

Parliamo di stelle che iniziano a spegnersi, e di ultime domande (una barzelletta, un numero, Turing).
Il lampione si accende. 

Usciamo dal nascondiglio: il prestigio.
È il 1825.

giovedì 26 novembre 2020

Una proposta indecente

Ho ripreso a girare biblioteche, per catalogare fondi antichi e libri pieni di cose perdute.
Ora sono nella biblioteca di #cittàdeimattoni.

#collegaPastello è brizzolato, a modo, parla piano, gentile, intellettuale. Non sapeva dell'esistenza delle moke elettriche.
Mi parla di cosa farà in pensione, fra poco, di quadri, di Guccini. È gentile e impreca in modo buffo, come solo chi vive nelle basse pianure, quando scopre che un anziano volontario "maledetto casinista" ha sbagliato a timbrare un milione di libri e ora vanno tutti corretti.

Sembra sulle nuvole, ama la mia #cittàsenzafiume, neanche lui vivrebbe mai a #cittàdicuinonsicapisceuncazzo - un giorno ne parleremo - e mi ricorda un personaggio di Wes Anderson, chissà quale.

Legge romanzi distopici. Discutiamo se siano sempre categorizzabili come parte della fantascienza, o no. Io dico che per me quasi sempre sì, lui che no, assolutamente no. No.
(Orwell è fantascienza? Voi come definireste fantascienza? Rai2 a quale categoria appartiene?)

Mentre lavoro nel mio angolino lo sento percorrere in silenzio i corridoi, con la testa affogata nel libro che tiene in mano; poi si ferma, si tira su gli occhiali e controlla i timbri del maledetto casinista.
Sono tutti sbagliati.


"Trantor"
"sì, collegaPastello?"
"non so. Pensavo."
"dimmi"
"pensavo, non so. Avrei qui della saggistica. Mica ti interesserebbe."
"in che senso?"
"da prendere."
"come da prendere"
"da portar via."
"intendi, da scambiare con altre bibliote..."
"no no, da portar via, tu, ora, in prestito. Magari volevi prendere in prestito della saggistica. È appena arrivata. Così, da portar via. La leggi stasera"
"mah oddio... no"
[molto deluso] "ah. No è che vedi, c'è questa cosa della saggistica."
"quale cosa"
"eh che ne abbiamo tanta."
"...ok"
"non so dove metterla"
"...ok, ma io..."
"... non la vuoi quindi"
"no"
"..."
"ma che tipo di saggistica sarebbe esattame..."
"sulla crisi contemporanea della società attuale"
"facciamo no ok?"
"...ok"
"in un'altra vita, la prenderò in prestito"
"ok"
"grazie ma no"
"sei sicura? ...è che ne abbiamo tanta"
"sì"
[sospira] "ne abbiamo così tanta..."
"sì, mi è chiaro"
"ok."
"..."

domenica 2 febbraio 2020

Nascondersi

Nascondersi.

Una festa estiva nella bassa mantovana, camminare sul prato dietro la chiesa, le tavolate lunghe con tovaglie di carta, mangiare quello strano risotto asciutto con #collegaV. C'è vento, c'è caldo, non sapere dove si è. Quei posti in cui la provincia è Mantova, la diocesi è Cremona, l'accento è anche un po' il mio, il risotto è asciutto.
Non ho guidato io, non so dove sono.

Nascondersi a Roma, in Santa Maria in Aquiro. Sono stata a Roma almeno 10 volte e ancora non mi oriento. Camminare a caso, i muri sono rossicci ma qualcuno è azzurro (sarà originale?). Entrare in Santa Maria in Aquiro, scomparire definitivamente. La chiesa è buia, illuminata solo da alcuni lumini. Una donna orientale pulisce e sale in piedi sugli altari. Odore di detersivo, il prete legge al buio. Nessuno sa che ci sono, io non so dove sono. L'intonaco delle cappelle è scrostato, c'è anche un Honthorst.
Fuori no, ma dentro è notte. Potrei non uscire più.

Lisbona, piazzetta del teatro S. Carlo. Nascondersi dietro un libro di fantascienza. Aspettare l'aereo, non voler partire. Mangio una banana, finisco il romanzo. Sull'altra panchina operai che scartano il pranzo. Turisti italiani, vento. Resto.

Nascondersi anche in Algarve, in una fabbrica di sardine abbandonata di cui si sente ancora l'odore e avere paura, o alla festa del grano di un paesino che normalmente non esiste, a sentire il liscio senza saper ballare.

Nascondersi.
Essere l'enciclopedia delle scienze del '67 che il #figlioonesto di #utontapazza ha rinvenuto in casa e ci ha riportato ieri, riconoscendo i timbri della biblioteca. Il libro si nascondeva da loro all'incirca dal '92, ma forse da prima. La copertina è avveniristica, mi sta simpatica.
L'abbiamo catalogato, ma ho preferito nasconderlo di nuovo.
Non lo trovate mica a scaffale, se venite.

venerdì 19 luglio 2019

Custodire camicie

"pronto?"
"ehi bastardaaaa"
"mio dio sei tu, ma quanto te..."
"amicaaa non indovinerai mai!!!"
"... ok dimmi"
"TOP! TOP! TOP!"
"ok, però dimmi"
"FIGATAAAAA"
"dimmi"
"Trantor, stasera rientro da un anno di lavoro in #paeselontanissimo e ho deciso di venire al #tuopaesino!!!!"
"stasera nel senso di fra 35 minuti?"
"siii sto arrivando!!!"
"no ma dimmelo più tardi, comu-"
"SINCRONICITA' JUNGHIANA"
"cazzo e sono anche libera, non ho parole"
"no vabbè GOOOD VIBES!!!!"
"ma sai che ho ancora la tua camicia che all'ultimo concerto avevi dimenticato dentro la custodia del mio pianoforte elettronico?"
"BEH, AMICA."
":)"
"AMICAAA!"
":)"
"NON CI CREDO, LA CAMICIA!!!!"
"ma sì, sai che ti avevo scri..."
"AMICA"
":) ok, allora a do..."
"GOOD VIBES!!! GOOD VIBES!!!"


Lui è ancora (è sempre) quello delle camicie.

È quello delle camicie mimetiche a pixel, quello che parte per l'India da solo senza guida, quello che 25 secondi prima di entrare in concerto col mio #altrocoro gli si rompe la patta dei pantaloni e io e 24 coristi ci troviamo costretti ad assistere alla febbrile costruzione di una maryshelleyana sutura della patta realizzata mediante n. 13 spille da balia recuperate dal fondo della mia borsetta.

Lui è #pianistapugliese2, non lo vedevo da 3 anni.
Ogni tanto messaggi audio deliranti, fiumi di chat come se ci fossimo visti ieri, poi niente, deve tornare in cucina e per mesi non ci scriviamo.
Fa il cuoco ad alto livello, sceglie le vacanze in base alla possibilità di salire su pescherecci, pescare molluschi giganti a mani nude e mangiarli vivi con un coltello, ed è l'unico pugliese nato sulla costa a cui non manca il mare.

Lo raggiungo alla festa dell'Unità del #miopaesino, dove ha deciso di andare per salutare più gente possibile dei vecchi tempi.
Lui è appena rientrato da un ristorante stellato in cui ha lavorato e fra un numero non elevatissimo di ore riparte per Dubai, altro ristorante, altro paese, altro anno, altra storia, altre camicie.

Ci riabbracciamo e, come al solito, in realtà non è mai partito: vive ancora nell'appartamento in affitto con i muri rosa confetto, ogni lunedì sera viene alle prove del coro, andiamo a comprare insieme le macchine fotografiche e mangiamo zangole di sushi parlando male di #fraubluecher.

È accompagnato da un amico sveglio e riccio, un sommelier molto più giovane di noi, lombardo, che viene da un posto che non esiste (Lodi) e che per brevità chiameremo #bambi.
Parliamo, ridiamo, #bambi beve mirto; è tutto uguale, come una volta.

Ad un certo punto si evince che sono arrivati al #paesino completamente a caso, senza auto; loro ridono come pazzi, ma allo stato in cui siamo, molto dopo mezzanotte, qualcuno li deve pur portare a #cittàcolfiume, dove dormiranno a casa di un'amica, un'altra che custodisce camicie.

Saliamo in macchina e molto dignitosamente scelgono di non commentare lo stato in cui versa la mia auto, piena fino all'orlo dei più disparati oggetti e arredi fra cui una cassetta per le offerte, un sacchetto sfrigolante di lucine da leggio, 2 leggii di ghisa, un treppiedi, scarpe, ombrelli, un trolley di partiture doppie, un manifesto e tantissimi scontrini.

In auto #pianistapugliese2 ama ricordarmi la sua teoria preferita, cioè che dopo 2 anni di relazione con una donna "basta, ancora?! Che cazzo!", in pratica gli si spegne il cuore e via con una nuova - possibilmente con lo stesso nome della precedente, è molto abile -, per cui come al solito segue animata disquisizione su questa cosa di stare insieme ad una persona oltre i 24 mesi, una faccenda che proprio #pianistapugliese2 non computa (#bambi invece, parzialmente inglobato dagli ombrelli, è d'accordo con me).

Ma poi siamo già lì, a casa dell'amica. È tardi, io devo tornare.
Lui e #bambi si descrivono sognanti a vicenda la colazione di domani, che andranno a fare nel migliore bar di #cittàcolfiume.

"in Emilia il cibo si condivide, mica come da noi, là, a Lodi"
"beh, infatti Lodi non esis..."
"lasciaci pure qui, andiamo a piedi ora. Grazie, amica."
"ok. Non dimenticare la camicia."
"WOAAAHHHHH GOOD VIBES!!! Non ci posso credere, hai tenuto la mia camicia tutto questo tempoooaaaahahhhhh"
"mettila a Dubai"
"FIGATA PAZZESCA!!"
"lol"
"ok."
"cia..."
"cià"
"cià."


(Se qualcuno di voi passa da Dubai e ha voglia di spendere moltissimi soldi nel ristorante di un hotel a ottanta stelle mangiando i piatti di #pianistapugliese2, che probabilmente è l'unica cosa che conviene seriamente fare a Dubai, passo il nome del ristorante)

venerdì 19 aprile 2019

L'Incredulo

Ci sono dei rischi a lavorare nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, e uno di questi è rappresentato da L'Incredulo, un utonto che disgraziatamente coincide anche con Il Melomane.

L'Incredulo si presenta quotidianamente proprio travestito nei panni de Il Melomane: egli è pensionato la moglie lo scopa fuori di casa, ma dato che lui disprezza i cantieri (è Melomane, mica cazzi bassi come tubi e fognature) il suo appuntamento fisso siamo noi per cui viene in biblioteca tutti i giorni alle ore 14.00 GMT Oslo-Roma-Parigi per ascoltare dischi della triade Scotto-Tebaldi-Di Stefano.

Alle 14.00 mette la bisaccia negli armadietti, alle 14.01 chiede la solita cuffia ("signorina mica la numero 4 che ha degli squilibri nei bassi della cuffia destra gne - mai nessuno in 10 anni di lavoro in conservatorio l'ha notato, ndr - lo sa che io voglio la numero 5 gne"), alle 14.02 è alle postazioni audio in celeste compagnia di Scotto-Tebaldi-Di Stefano.

Alle 18.15 se ne va, non prima di aver riconsegnato la cuffia numero 5 - se non gli abbiamo prestato la 5 perché impegnata, invariabilmente seguono 15 secondi di recriminazioni sulla qualità audio della cuffia-non-numero-cinque, in cui la mente di noi bibliotecarie di solito vola selvaggia a rimembrare quanto si stava bene quando si portava da casa le cazzo di cuffie sue, prima che scoprisse quanto si sente bene dalla cuffia numero 5.

Ma esiste una variante hegeliana a tutto ciò: quando il CD ("ah, erano molto meglio i vinili gne") salta, e allora seguono 125 secondi di "signorina segni però che le tracce 5, 9 e 10 saltano, non si riescono ad ascoltare, insomma fate qualcosa perché non è possibile che Cavalleria rusticana blablabla e poi qui c'è José Carreras che blablablabla, gne".

Così, ogni santo giorno da ormai 10 anni. 
Eppure, come nei migliori fumetti della Marvel, c'è un momento dell'anno in cui il superpotere del Nostro si risveglia ed egli diviene >>>>> L'Incredulo!

È sufficiente che ci si approssimi ad un periodo di chiusura vacanziera che zac, ecco la telefonata de L'Incredulo!

"pronto, biblioteca dei pazzi di conservatorio, sono Trantor mi dica"
"pronto signorina, sono Il Melomane travestito da L'Incredulo"
"buongiorno, mi dica"
"senta, ma volevo sapere. Domani, che è sabato santo, sarete aperti?!"
"sì, come abbiamo scritto ovunque mandato mail tappezzato di cartelli la biblioteca avvisato a voce messo sul sito ricordato anche a te de visu l'altro ieri sì, siamo chiusi solo da Pasquetta a X, quindi sabato santo siamo ape..."
"no perché sa, ho letto la mail arrivata ieri ma pensavo aveste sba... eh, no, di aver letto io male"
"non è un errore, se abbiamo mandato la mail e così c'era scritto, vuol dire che domani saremo aperti"
"ah, ma come mai?"
"... perché il direttore ha deciso così"
"ma è sabato santo."
"lo sappiamo anche noi."
"ma perché tenete aperto??"
"perché così è stato deciso"
 "ma verrà qualcuno?"
"senta non lo so, anche noi vorremmo stare a casa qualcuno (certamente lei) verrà di certo"
"...ah. Che strano."
"eh."
"... ma insomma la biblioteca comunale però chiu...."
"LO SAPPIAMO"
"ok, allora domani vengo"
"sì, l'aspettiamo"
"bene"
"bene"
"gne."


Ora sono le 14.37, e questo significa una cosa sola: alle 14.00, puntuale come la scenetta finale della Marvel, è venuto. Nell'interstizio fra gli armadietti e la cuffia numero 5 prego ripetere da capo il copione, identico ma con ancora maggiore incredulità e, a latere, la fintamente cortese e acidissima aggiunta "beh io mi metto di là, sempre se non disturbo eh, gne".

Al 31 luglio dunque per una nuova avventura de L'Incredulo!, il supereroe anziano che con una grossa I sulla maglietta gira per le biblioteche a controllare l'esattezza degli orari di apertura comunicati online!!!

venerdì 18 gennaio 2019

Poteva essere

L'altra sera, in un ristorantino fighetto del centro di #cittàsenzafiume.

È la cena di parte dello staff del lavoro e siamo io, Boss (direttore di #conservatoryo), Folle Vendicativa (segretaria 1 di #conservatoryo), Opossum (segretario 2 # conservatoryo), Brava Persona (funzionaria di #conservatoryo) e #maestro.

Ordiniamo, Boss sceglie per tutti il vino.
Battute con i camerieri, cazzate da sommelier, senta se va bene, manfrina dell'etichetta, sì va bene anche se #altre cazzate da sommelier, #battute, ce lo versano.

Arriva a me e io, WOA, "per me no, grazie :)".

Silenzio generale.
Il cameriere non dice niente e versa il vino a Opossum, che è seduto a fianco a me.
Finisce il giro, poi torna da me e mi versa mezzo bicchiere.

"ma le ho detto che non lo bevo..."
cameriere: "ah scusi, è che quando Boss porta qui delle signore di solito bevono tutte"
"..."

Opossum decide allora di partecipare al contest "Idiota di Gennaio", attualmente aperto e a cui si sono iscritti già in molti:

"senti, ma non bevi il vino?"
"non stasera, preferisco di no"
[occhiolino] "sicuraaa?"
"[cazzo], sì ..."
"ma però lo bevi."
"sì, ma stasera no"
"ah."
"..."
"..."
"..."
"..."
"..."
"è molto buono sai, credo proprio che dovresti assaggiarlo"
"ho detto che non posso"
"ma come mai?"
"sto prendendo dei farmaci"
"ah. Farmaci quindi..."
"è meglio non bere alc..."
[con fare paternalista] "ah quindi sei sotto psicofarmaci!"
"CAZZO NO HO LA CISTITE E DATO CHE TE LA CERCHI ORA TI RACCONTO ANCHE I DETTAGLI CAZZO"

E glieli ho raccontati, mentre sorseggiava quel cazzo di fottuto vino buonissimo di merda cercando faticosamente di darsi un tono.

Potevano essere antibiotici, potevano essere fermenti, poteva essere che sono astemia, poteva essere gastrite, potevano essere esami del sangue la mattina dopo ziocrysto, poteva essere che devo guidare, potevano essere una valanga di cazzi miei.
No, psicofarmaci.

Io sembrerò pazza, ma lui ha vinto il contest con 13 giorni di anticipo.

domenica 29 aprile 2018

Boom nel senso di boom

L'altra sera io e Mistereffe siamo andati in giro per mostre fotografiche.
C'è una città, in Emilia, che ospita periodicamente mostre fotografiche.
Mistereffe è un personaggio nuovo, ed è completamente pazzo.

Una delle attrazioni della città emiliana che ospita periodicamente circa 674 mostre fotografiche per metro quadro è un apparentemente innocuo palazzo del centro storico, una specie di cortile alla napoletana su cui si affacciano numerosi appartamenti in un labirinto di corridoietti, scale, logge, pertugi e monolocali con la stessa logica catastale della casa che rende folli di Asterix.

Il palazzo, che d'ora in poi chiameremo Escher, ospita durante l'anno artisti, laboratori fotografici, divani su cui giovani hipster iscritti all'accademia conducono vite che noi umani, canne e sighe dalle dimensioni abnormi, cani, vegani, gente figa.

Dovete sapere però che durante l'anno Escher è sempre chiuso, nel senso chiuso a quelli come me che tecnicamente sarebbero anche un po' artisti grazie alla musica ma non possiedono ancora il Diploma di Personaggio Hipster - e che probabilmente non lo possederanno mai, dal momento che continuo a vestirmi come nel 2009 e fondamentalmente so che se ti vesti da deficiente seguendo la moda femminile del 2018 sembri solo deficiente, non alla moda femminile del 2018.

Dato che però solo in questi 15 giorni all'anno Escher apre per ospitare varie mostre fotografiche e artistiche realizzate dalla #gentefiga, in questi 3 weekend tutto il mondo conosciuto si riversa dentro Escher.

Escher è bellissimo, "ma che cazzo sembra di essere a Shakespeare Company di Parigi!" come Mistereffe tende spesso a ripetere ad un volume superiore al legale, stringendo il sacchetto di gnocco fritto che abbiamo portato via dal ristorante ("cazzo non si lascia lì il gnocco fritto, nemmeno se ci siamo nati in mezzo") e la bottiglia di chianti senza tappo che abbiamo portato via dal ristorante ("che cazzo non si lascia lì del vino anche se lo sto bevendo tutto da solo").

Sì, io non bevo tanto e soprattutto a Escher c'è talmente tanta gente che rivaluto l'Ikea di Milano alle 18 della domenica di saldi quando piove.
In ogni caso Mistereffe è ubriaco.

Abbiamo tutti e due la reflex, io non ho tanta voglia di scattare con tutta quella gente che si fa selfie in continuazione da ogni angolazione possibile sempre le stesse e invece di sciamare guardando normalmente le mostre si ferma ad ogni passo intasando i pertugi solo per fotografare se stessi a boccuccia coprendo le foto esposte, mentre Mistereffe scatta quanto un reporter di guerra.

(Per la cronaca, Mistereffe fa foto bellissime).

Insomma io adoro Escher, perché è un palazzo antico in cui sembra di vedere davvero come fosse vivere nella città emiliana che ospita periodicamente mostre fotografiche prima del boom architettonico anni '60 (boom nel senso proprio che han fatto boom), per cui ogni anno cerco di tornarci.
Prima di entrare in Escher però siamo andati a mangiare gnocco fritto, tagliere di salumi, Parmigiano, vino rosso e tortelli, perciò Mistereffe è ubriaco e gira con un sacchetto unto di gnocco che a tratti cola sulla reflex e la bottiglia senza tappo di chianti caldo che minaccia di riversarsi sul mio paletò.

Per prima cosa Mistereffe è ubriaco, quindi essendo anche un entusiasta trova clamorosamente belle sostanzialmente tutte le foto esposte a Escher (circa 8700), e ritiene importante segnalarlo esclamando "MA CIAO!!!!" davanti ad ognuna di esse facendo così credere ai 6 hipster lobotomizzati presenti con noi nello stesso metro quadro di essere una loro vecchia conoscenza.

Anche "CAZZO SEMBRA DI ESSERE A SHAKESPEARE COMPANY" è un Leitmotiv frequentato.
(Peraltro, Mistereffe fa foto bellissime anche da ubriaco.)

Dopo 45 minuti siamo a metà della prima rampa di scale, abbiamo visto 8 foto e unto di gnocco 94 persone.

Dopo un'ora e mezza approdiamo in un appartamentino dove una coppia di #gentefiga ci vive davvero (hanno anche messo in soggiorno un cartello con scritto "ehi noi qui ci viviamo davvero ;) ;) ;)", ok, bene, grazie, molto interessante).
La coppia è intenta a far finta di litigare in pubblico come in una pièce di teatro di prosa americano serio degli anni '70, parlando ad alta voce di quanto siano artisti e offendendosi apposta con parole pesanti ("sai, vivo con quel disabile" - lui ha un piede fasciato - "quella stronza fa satira" - a lei che lo definisce infedele) davanti agli amici (altra #gentefiga) così da sembrare ancora più #fighi.
Mistereffe chiosa il tutto con "MA CIAOH!! SEMBRA DI ESSERE A SHAKESPEARE COMPANY" lasciando tutti interdetti e passiamo al pertugio seguente, in cui ritroviamo la compagna di #bravissimofotografo, due personaggi completamente pazzi.

Guardiamo la mostra di #bravissimofotografo (un reportage dal Gambia o cose così) e dato che lui non c'è facciamo i complimenti alla sua compagna, allora lei cinguetta "e la mia? La mia? La mia mostra l'avete vista?! La mia è qui eccolaaaahh!!!!"Mistereffe azzarda un "MA C..." ma poi no, gli muore in bocca, le foto di #compagna di #bravissimofotografo purtroppo fanno veramente schifo (collage di animali del deserto mischiati ad immagini di mappamondi, completamente a cazzo).

Con un certo freddo nell'aorta fingiamo di perderla di vista travolti dai selfie e ci lasciamo trascinare nel pertugio seguente.

E nel pertugio seguente finalmente eccolo, è lui: l'Artista Locale (AL), immancabile personaggio di queste mostre, colonna portante della scena culturale italiana dal Manzanarre al Reno, specie giammai in via di estinzione ma non sempre facile da stanare.
Come riconoscerlo? L'AL è chiaramente abbigliato con la livrea d'ordinanza, ossia camicia hawaiana decorata con ananassi e noci di cocco su fondale arancione, pancetta, range 45-56 anni, capelli ricci brizzolati fra il corto e il caso e occhiali alla Lina Wertmüller, possibilmente bianchi, rossi o verde fluo.
Come da manuale l'AL pontifica completamente a suo agio facendo battute #moltospiritose su qualcosa di #moltodivertente, nell'abile tentativo di spostare l'attenzione dai suoi quadri (...) a se stesso.

È a quel punto che, out of the blue, un fotografo X chiede a Mistereffe di andare a salutare un altro fotografo Y che Mistereffe non conosce fingendo di essere stato suo allievo, per fargli uno scherzo. Nessuno meglio di Mistereffe può riuscire nell'impresa senza ridere, improvvisamente lucido (ma è mai stato veramente ubriaco?).

A quel punto siamo pronti per passare al pertugio seguente, dove ci aspetta il secondo vero motivo per cui io sono lì, ossia la mostra di #RR, fotografobravissimo.

#RR, fotografobravissimo vanta una inquietante somiglianza fisica con l'avvocato viscido e cattivo di Uomini che odiano le donne (versione inglese), fa ritratti di professione, ha una voce gentile e completamente diversa da quello che ci si aspetterebbe, occhi penetranti, sostiene che a fotografare modelle nude non ci si eccita e viene spesso a sentire i miei concerti.
Rimane deliziato dal siparietto (io talmente stanca da non riuscire ad articolare una frase, Mistereffe ubriaco con in mano quel che rimane del sacchetto di gnocco fritto) e ci racconta di cosa c'è dietro le sue foto, compresa quella di un posto nella Bassa dove anche Mistereffe ha giocato da bambino (mi commuovo io, lui non riesce a smettere di dire "CIAO").

#RR, fotografobravissimo riesce anche a scattare un ritratto a Mistereffe, passando sopra il fatto che Mistereffe non sta fermo sul divanetto come un lemure che tenta continuamente di impossessarsi della sua reflex e si sposta a caso mentre scatta ungendo tutti i cuscini.
Una asciutta, silenziosa ed elegante signora, presentata da #RR, fotografobravissimo come "la padrona di casa", con affinata compostezza e un educato sorriso attende che ce ne andiamo, poi rassetta i cuscini del divanetto, accigliata.

Confluiamo quindi nella sala più triste di Escher, una stanza con musica a palla, quadri astratti di una bruttezza pari all'isola delle bottiglie di plastica dell'Atlantico, due dj pelati infoiatissimi e #gentefiga svaccata sul divano (ragazze magre boho-chic che pontificano e ragazzi magri con t-shirt del Che che ignorano chi sia e pontificano - fra 40 anni i nostri prossimi AL con camicia a fiori e Kermit la Rana - senza più sapere chi sia Kermit la Rana, ovviamente).

Dopo un'ora e 52 Mistereffe è ancora ubriaco, allora scendiamo nei sotterranei, dove per un buffo caso ben 8 persone in una stanza stanno contemporaneamente portando in braccio dei volpini, e una tipa ci mette 45 secondi a capire che la persona con cui sta parlando del collare del cane sono io e non la sua amica Stefy.

Alle 00.13 Mistereffe ha l'intuizione della vita: fotografare me travestita da autoritratto di Dürer - effettivamente, un modo finalmente fruttuoso per impiegare la pelliccia a strisce ereditata da una lontana parente.
Poi ne ha avuta un'altra, ma ce la siamo dimenticati.

Usciamo da Escher ad un orario non definito, ci perdiamo nei vicoli della città emiliana, torniamo a casa. Insiste perché io porti a casa il vino e il sacchetto di gnocco. Ci metto 6 minuti a convincerlo di no.
#RR, fotografobravissimo mi scrive che l'abbiamo divertito.
Molte persone torneranno a casa con strani aloni di unto sulle maniche.

martedì 27 marzo 2018

come Vasco

Sono sempre io
Sono ancora qua
Faccio sempre lo stesso lavoro

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio.

#1 - quella che ha visto troppi film nell'high school americana

ore 9, abbiamo appena aperto.
Antefatto: la biblioteca è dotata di alcuni armadietti in cui riporre le borse, dato che non abbiamo sensori antitaccheggio. WOAH. ARMADIETTI.

"chao."
"ciao, #utontadeficiente"
"xao. Prendo dall'armadietto la mia roba che ho lasciato ieri, ochei?"
"ok, cer... scusa, in che senso lasciato ieri?"
[sorrisone] "ieri. Oh sì. E anche l'altro ieri."
[voce alla Carlo Verdone] "scusa, in che senso"
"beh, sono settimane che faccio così. Tanto si chiude a chiave, no? Ci lascio tutte le mie cose." [sorrisone]
"ah."
"perché? [occhi a cartone animato giapponese] Che problema c'èèè?"
"beh l'armadietto non è tuo, teoricamente a fine giornata dovresti liberar..."
"ma cosa cambia? Di notte nessuno li usa."
"sì, ma mica è un garage in affitto in cui stipi roba tua"
"sì, non siamo negli Stati Uni..."
"NON CAPISCO"
"non è tuo, l'armadietto. Va liberato e la roba te la porti a casa"
"NON CAPISCO"
"DEVI SAPERE CHE L'ARMADIE..."
"Trantor, è inutile, lascia perdere."
"ok vabbè, niente."
"bene allora ciaooooo"
"ciao."
"."


#2 - quella che ha visto troppe metafore della sinistra italiana aka Tafazzi


Antefatto: in biblioteca gli utenti che stampano fogli dalle postazioni internet pagano ciascuna stampa 10 cent. Se però ne fanno meno di 4, al giorno, fino a 4, allora quelle eccezionalmente non le pagano. Ma essendo un'eccezione, e dovendo esistere da qualche parte nel panorama filosofico odierno l'odioso concetto metaforico, simbolico e fottutamente concreto di "SOGLIA" (aka "nun t'allargà"), se ne stampano 5 ne pagano 5.
Per cui sì, teoricamente potreste venire da noi e stamparvi 4 fogli gratis tutti i santi giorni. Sì. Potete.

"ciao, sono #utontaTafazzi"
"ciao Tafazzi, dimmi"
"devo stampare delle pagine dalla chiavetta"
"ok, accomodati lì alle postazioni libere"
"ok. ... fatto. Sono 16 pagine"
"sono un'euro e 60"
"eh eh eh sì, però [ammicca] c'è lo sconto di 4 fogli, quindi... ehehe uno e 20."
"no, un euro e 60, non hai letto tutto il cartello? Lo sconto vale solo se ne stampi poche e solo quelle, la regola è che le fotocopie costano dieci cent..."
"MA CHE CAZZATA!"
"ma Cristo d'un Dio prego?!"
"CHE CAZZATA IMMANE"
"scusa, Tafazzi, ti veniamo incontro se stampi poco e tu ti lamenti?"
[veemenza alla marco travaglio quando ancora faceva seconde domande] "ma insomma che logica è blablabla dite che fate degli sconti e poi invece blablabla antani blablablae allora io scusa adesso vengo ogni giorno e e e e e e e eeee stampo 4 fogli per sempre!!!! GNE!"
"sì. Esatto. Puoi. Fallo. Cazzo. Fallo. Ti aspettiamo. Ogni mattina alle 9. Prego. Stampa pure i tuoi cazzo di 4 fogli al giorno. Ne hai facoltà e sai cosa?, non ce ne frega un fottuto  c a z z o, vuoi lamentarti anche di questo?"
"...nu."
"bene. Allora sono un euro e 60."
"mpf. gnæckø."
"prego?"
"ecco."
"30, 40, 50, 60... Perfetto. Grazie."
"..."
"..."
[mette via il borsellino con la verve di un cane bastonato che medita sul teorema di Arrow] "comunque tutto questo non ha senso."
"brutta imbecille non ha senso che critichi la possibilità di avere uno sconto dimostrando la stessa agile logica di un Bertinotti che fa cadere il primo governo di sinistra dai tempi di Anco Marzio "per il bene del Paese", se mai"
"vabbè. ciao."
"Tafazzi."
"eh?"
"niente."
"."

E domani sarà un nuovo giorno.

martedì 14 marzo 2017

Why don't you do right

Centro storico di #città senza fiume, vecchio palazzo neogotico, è febbraio ma non fa freddo.

Siamo io, i miei, due signori sposati dal Pleonastico che bisticciano ma si tengono per mano, un agente immobiliare grasso che gannisce da tanto è contento (manca solo che si metta a saltare in una tinozza cercando di impossessarsi di una manichetta idrica), 6 dipendenti tutti uguali, un distributore d'acqua come nei film americani, 2 enormi teche di vetro contenenti opere d'arte contemporanea, pareti e pareti di faldoni uguali ai dipendenti, e una scatola di biscotti del 1922.

Siamo tutti attorno a un tavolo.

Mio papà ha in mano il blocchetto degli assegni, io ho un abito nuovo ma occhiaie precedenti, i capelli puliti ma viso slavato.

Mia mamma chatta con i suoi amici del #localecircoloarcheologico - quel circolo dove tutti gli esemplari maschili sono Indiana Jones ma disgraziatamente assomigliano anche a Stephen Tobolowsky -, dimostrando di essere (quasi) più abile di me a whatsapp e senz'altro molto più richiesta.

Siamo sempre tutti intorno al tavolo e io guardo la scatola di biscotti del '22.

Poi eccolo.
Il notaio.

Il notaio, perché con l'aiuto dei miei sto comprando, per me, un appartamento dai signori del Pleonastico.
Il notaio dunque entra e, ma pensa che buffo, Il notaio è pressappoco così.

Ok, bionda e non rossa, vestito nero e non viola, non c'era il trio jazz dietro e soprattutto non portava guanti.
Tuttavia era uguale.

Valuto per un attimo l'ipotesi di cambiare interessi sessuali, in questo aiutata dallo scenario gentilmente offerto in quel momento dall'agente immobiliare, che per brevità chiameremo Foxy, Foxy la volpe che sbava, poi torno in me e mi metto a guardarle le t*tt*.

Il Notaio (da allora ha la maiuscola) è estremamente gentile, ha una voce leggermente roca ma flautata, ed è pazzescamente cortese.
Sembra ingenua, se non fosse che mio papà alla fine del rogito ha un'incertezza nel compilare l'assegno e lei glielo prende di mano, con una dolcezza che neanche le modelle di Mucha cazzo, e se lo compila da sola perché "sa oggi non se ne compilano più", e tutti stiamo lì ammirati a imparare come ci si compila da soli un assegno circolare da 4 volte il mio stipendio.

Poi avviene tutta la pagliacciata pagliacciata della lettura di blablabla, e infine i coniugi del Pleonastico mi consegnano La Scatola del '22, che sto guardando appena un filo meno delle t*tt* di Colei.

La Scatola in realtà è piena di chiavi, talmente tante chiavi divise in mazzi che a casa hanno occupato tutto (tutto) il tavolo della cucina, e con le quali abbiamo giocato a memory per una settimana.

(Un grazie ai costruttori dell'appartamento che hanno creduto necessario disseminare i contatori in 5 vani diversi su 4 piani diversi, e ai coniugi del Pleonastico, i quali hanno probabilmente iniziato a lavorare su questa faccenda del preparami i mazzi di chiavi nel '77, durante la crisi del petrolio).

"non si sposi!", flauta Il Notaio con la voce più bella per cui Wagner abbia mai scritto, "che periodo meraviglioso, una casa da sola!", mi sorride con la sincerità di un bambino e una pettinatura che non saprò mai replicare.

"non faccia figli e comunque se la goda"
"ok"
"non si sposi mi raccomando"
"ok"
"firmi qui. Ah e si diverta, che meraviglia!"
"ok"
"un'altra firmetta... Vedrà che bello. Eh, potessi non essere sposata!"
"ok"
"e poi lei fa musica. Ma che meraviglia!"
"vero"
"non si sposi la prego"
"m..."
"non lo faccia!"
"..."
"e ora l'assegno. Ecco bravissima."
"... grazie"
"stia attenta con i tacchi, dopo una vita di tacco 14 ho la schiena distrutta"
"ok"
"ma soprattutto non si sposi."
"...h."
":)"
"..."
"(:"
"."


Foxy esce (probabilmente va in bagno), i coniugi del Pleonastico si congratulano, mio papà si ferma a parlare con Lei delle opere d'arte contemporanea sotto teca, io mi faccio offrire un caffè da un faldone.
Mia mamma sorride un sacco, ha sempre adorato le scatole di biscotti del '22.

I più abili di voi, se hanno trovato me, troveranno anche Lei.
Mi mancate ma vi penso.
baci.

lunedì 26 settembre 2016

wwwww.ilGiornalista.it (Ma così? Così come? Ma a voce? Ma quindi? E perché?)

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, entra Il Giornalista.


"ehi ciao, sai chi sono?"
"... no"
"sono Il Giornalista, figlio di tuo #excorista."
"ah ma dai! Piacere, salutami tanto #excorista"
"piacere mio"

Mi dà una mano completamente bagnata.

"vorrei ascoltare questi cd"
"benissimo, te li prendo"
"ma come funziona?"
"tu mi hai dato i titoli, io ho trovato la collocazione, ora vado a prenderli nelle cassettiere e te li porto"
"ah."

Mi asciugo la mano da qualche parte.
Ha i capelli lunghi e ricci, i baffetti da sparviero medievale, ma non è bello.
1 minuto dopo torno con i cd.

[sospettoso] "ma scusa, ma così, senza fare richieste?"
"ma se me l'hai chiesto tu ora"
"sì, ma nessuna richiesta scritta?"
"perché?"
[sarò scema?] "perché questa è una bibliotecaaa"
"ed è una biblioteca in cui funziona come ti ho detto prima, che io vado a prendere i cd nei cassetti e te li porto"
"ma tutto a voce? Così?"
"sì, così, ma perché?"
[scocciato] "ma senza schede, senza richieste scritte, senza consegna di documenti??"
"ti ho detto di no, è più sem..."
"ma perché non fate come #GrandeBiblioteca?!"
"perché facciamo quel cazzo che ci pare perché quella è una biblioteca storica, perché questa è a scaffale aperto e perché io non capisco dove sia il problema"
"ah"
"eh"
"..."
"i tuoi cd. Non li vuoi più?"
"no no, ok, li prendo"
"bene"
"..."

Il Giornalista ha stracciato il cazzo.
C'è sempre un motivo se i coristi diventano ex.

lunedì 12 settembre 2016

Sentirsi sottovalutati vol. 1

Al lavoro nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, sto catalogando dei noiosissimi fascicoli tutti uguali.

io: "#capa, allora questi 78 fascicoli vanno siglati tutti, giusto?"
"giusto"
"inizio da 0001/a, 0001/b e quando arrivo alla z ricomincio da 0001/aa, giusto?"
"esatto. È un po' noioso, ma qualcuno deve pur farlo"
"ahah certo, figurati, lo faccio volentieri. [battuta] Il rischio in questi casi è più che altro quello di sbagliarsi con l'alfabeto! [/battuta]"
"... ahah. Beh, oddio, a me non capita."
"..."
"sai perché a me non capita mai?"
"..."
"perché da piccola avevo un libro con l'alfabeto, e tutte le lettere erano disegnate con degli animaletti intorno che vi si abbarbicavano."
"..."
"ho imparato così l'alfabeto. E l'ho imparato bene. Sapevo anche dove stavano le W e le J, lo sapevo già allora. Era un libro fatto molto bene. Gli animaletti erano buffissimi! Per cui adesso non mi sbaglio mai."
"però..."
"sì però capisco che chi non ha avuto quel libro faccia fatica. Era uno splendido metodo per allenare la memoria visiva. Non tutti hanno avuto la fortuna di averlo. Me lo comprarono i miei genitori, e trovo che fosse uno splendido strumento educativo."
"..."
"sono stata fortunata ad averlo, no tutti l'hanno avuto purtroppo. Per cui capisco che si faccia fatica."
"..."
"ce lo dovrei avere ancora in canti..."
"era una battuta"
"..."
"non è che mi sbaglio davvero"
"... aaaah eh, kf."
"..."
"..."
"."

esce
rumore di ventilatori nell'altra sala
facepalm (e napalm, anche)


bonus.

bonus 2 per riprendersi dal primo.

lunedì 5 settembre 2016

Stefy & Amica di Stefy

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio.

"pront..."
"prontooooo"
"pronto, buongiorno, mi dica."
"sei tu Stefy??"
"no sono Trantor, Stefy oggi non è in tu..."
"Stefy Stefy Stefy ti devo assolutamente dire una cosa!!!"
"sì ma io..."
"è nata! È nata! È nata!"
"ok, però io..."
"è natamianipotesonodiventatanonnaaaa"
"estiqatsi, solo che io..."
"è nata con due mesi di anticipo Stefy pazzesco pensa che la volevano blablablabla poi allora blablablabla invece blablablabla però Stefy devi assolutamente venirla a vedere perché blablablabla"
"mm, a-ha"
"...lablablablattro chili e nove di blablablabl..."
"a-ha"
"...lablablablepiduraleblablabl"
"a-ha. Ma dai. A-ha."
"Stefy guarda è un angelo"
"no beh, che altro?"
"un angioletto che assomiglia tanto a blablabl"
"straordinario"
"mia figlia è al settimo cielo, Stefy."
"il mio cuore scoppia"
"...eh?"
"tantissime congratulazioni"
"grazie Stefyyy ti voglio bene"
"a-ha"
"venerdì vengo in biblioteca a portarti delle foto da vedereeeee"
"e io farò certamente in modo di essere in turno"
"perfettissimo ciaooooohh"
"cia..."
clic.


Prendiamola così: grazie a Stefy & #amica di Stefy ora sappiamo che esiste una band che si chiama Stefy che fa canzoni di plastica (l'entusiasmo causato da ciò nel mio ipotalamo è appena superiore a quello provato per "Stefy guarda è un angelo", perché amo molto dire "canzoni di plastica"), io nel frattempo ho avuto tempo sufficiente per battere a scacchi il computer, prenotare un tavolo per uno nel migliore ristorante di Induno Olona e soprattutto abbiamo finalmente un alibi per googlare "a-ha" e raggiungere indisturbati questo o questo.

Il trash anni '80 salva sempre.


PS a Induno Olona andateci. Andate a vedere lo stabilimento della Poretti, e successivamente andate a mangiare nel ristorante migliore dei vostri ultimi 4 anni, quello con la V (chissà che ne direbbe Freud).

Se poi ci andate venerdì, I'll be there.

giovedì 14 luglio 2016

24 gamberoni alla griglia alla fermata del

"pronto?"
"ehi."
"pianistapugliese2?"
"ehi."
"ehi. Sai quella cosa"
"tipo andare a mangiare il sushi ora?"
"aspetta. Quella cosa che volevo prendere"
"ah sì. L'hai presa?"
"no."
"che aspetti?"
"è che..."
"che cazzo aspetti?"
"è che..."
"cosa minchia di cosa aspetti"
"sì ma costa un sa..."
"da morta non ti serve"
"..."
"da morta non la usi. Allora andiamo a mangiare il sushi?"
"non lo so, sono incerta"
"sul sushi?!"
"ma no cazzo su quella cosa"
"ah porca puttana mi spaventavi. Passami a prendere alle 20."
"se vai avanti così mi ritrovo una larva di anisakis al posto di un pianista"
"quindi?"
"le larve di anisakis non suonano"
"tu passami a prendere alle 20."
"ok"
"e compra quella cosa"
"ok."
"cià."
"cià."
clic.

Lui, ricordiamo, è #pianistapugliese2, lo sapete, l'unico pianista del quadrante alfa che ad un concerto dedicato ai caduti di #guerra viene a suonare con una camicia mimetica a pixel.

Lui è un amico, un bravo cuoco, oltre che un ottimo pianista.
Precisissimo, puntuale, duro con se stesso, umorale, sornione, pazzo.
A me i pazzi piacciono, nonostante questa cosa delle camicie a pixel.

Mi racconta che dopo 2 anni di qualsivoglia relazione amorosa "gli si spegne il cuore" chiunque ella sia, mi chiede quali siano le mie paure più profonde con la stessa naturalezza con cui conosce a memoria il menu del #sushiwok di #cittàcolfiume, mi versa il vino, litighiamo su qualcosa a caso, poi di norma si scopre che non ci eravamo capiti, poi litighiamo ancora, ridiamo, dimentichiamo tutto, litighiamo, poi quando io sono al caffè ordina 24 gamberoni alla griglia e 5 vassoi di nigiri amaebi.
Nel senso che li ha ordinati per me, senza ritenere fondamentale mettermi al corrente della faccenda.

Tipo i gatti, quando ti portano un cadavere.

Gli voglio molto bene, a parte questa storia della camicia coi pixel militari che francamente a 6 mesi di distanza ancora mi lascia perplessa in modo violento.

Non litighiamo in fondo poi così tanto, credo che passiamo molto più tempo a ridere.

Poi di solito litighiamo su chi è più turista e chi più viaggiatore, nel senso che lui prende in giro me perché secondo lui non sono abbastanza viaggiatrice ("come puoi viaggiare se prenoti l'hotel e cose del cazzo così, per viaggiare davvero devi buttarti a Calcutta da sola senza prenotare un cazzo da sola con uno zaino da sola e poi tipo andare avanti così girando a caso").
Io ribatto "almeno una guida dell'India l'hai comprata, cazzo?" e lui "... guida?" [elettroencefalogramma piatto].
[elettroencefalogramma mio, ovviamente, morta sul nigiri con il cervello in frantic].
10 secondi dopo emerge che non ha idea di cosa sia e dove si trovi Istanbul.
Non rimane che litigare.

Comunque sì, attualmente lui è in India da solo a Calcutta con uno zaino in giro senza una guida.
Esatto. Ok.

Una sera, tornando da una di queste cene approfitta della presenza in auto di #cuginaLurkerLucy per dirmi ex abrupto, en passant, de visu ma a latere che a settembre andrà via davvero, per sempre.*

"..."
"..."
"..."
"..."
"..."
"..."
"..."

Mi si stringe il cuore, nel senso vero. La solita ruga verticale che ho fra le sopracciglia si aggrava.
Questa volta non c'è nessuno che me la massaggi, faccio da sola.

"fottuto bastardo, quando pensavi di dirmelo?"
"lo sapevi che sarei partito prima o poi"
"l'anno scorso eri rimasto"
"quest'anno vado via davvero"
"in realtà lo sapevo, solo che..."
"lo so."
"comunque fai bene. Farei come te se potessi o lo volessi abbastanza. Ma non ti lascerò andar via senza guida del Touring"
"...tu provaci."

Litighiamo un po' per la storia della guida, poi improvvisamente riconosce tutto entusiasta una canzone melensa di Shakira che passa per radio.
A tutt'oggi non so dire quale delle due cose mi perplima di più.

Poi inizia ad elencare una immensa lista delle cose da fare prima di partire.
Una di queste è mangiare da #migliorristorantedelmondo, e tenete a mente questo particolare per il futuro, vi prego.

Come al solito i saluti sono veloci, abbiamo tutti e due modi spicci.
Gli dico che prima di uscire ho comprato #quellacosa, giusto perché da morta non mi serve, gli occhi gli si illuminano e mi fa il sorriso che solo un pazzo sincero potrebbe fare.

(gasdotto amico sincero, verrebbe quasi da dire).

Immaginiamocelo ora a Calcutta, un pianista jazz pazzo con camicia mimetica a pixel che attacca discorso con tutti a caso e mi manda deliranti messaggi vocali.

Però no, senza guida.

bonus.



________________
* per motivi di runtime error dell'universo si sconsiglia di prestare fiducia a qualsivoglia locuzione di #pianistapugliese2 che termini con la parola "sempre"

venerdì 24 giugno 2016

La FOTTUTA SINDROME DELL'ATTEGGIAMENTO DA TELETUBBY

Il Nerd Rockettaro Pulitino (NRP) è ormai un ospite fisso della biblioteca dei pazzi di conservatorio in cui lavoro, diciamo da 17 giorni a questa parte.

Maschio, bianco, 38 anni, grado di pericolosità 3/10, grado di insofferenza delle bibliotecarie (GIB) 10/10, barbetta e capelli alla Nino d'Angelo, intenso odore di borotalco che copre sudore vecchio che si sparge immediatamente nella sala in cui da tempo, ormai, si accomoda col suo #belportatile alle 9 per uscirne alle 18.30.

Attenzione: l'alto GIB dell'NRP non è dovuto ai 35 dvd che ogni giorno ci fa tirare fuori dalle cassettiere per masterizzarseli in silenzio mascherando la faccenda da #cosaseria ("mi sto occupando di arie d'opera, sa", un po' come dire "sto studiando il terriccio eurasiatico" se sei geologo), no.

Non è neanche dovuto al tanfo da abiti non completamente insozzati dal sudore ma nemmeno puliti che probabilmente riutilizza per mesi prima di buttarli in lavatrice (senza detersivo), no.

Non è dovuto allo splendido siparietto in cui, mentre in biblioteca sono (letteralmente) percepiti 43 gradi, il vento solare entra dalle vetrate senza speranza e il sudore ti si appiccica addosso lui ha fatto una scena greca perché nell'altra sala a 15 metri di distanza uno scalcagnato ventilatore di plasticone sposta faticosamente aria calda ("signorina può spegnerlo per favoreee?").

Non è dovuto ai frizzanti dialoghi di altissima dialettica logica (ad esempio "salve, posso aiutarla?" "sì, cercavo materiale su #compositoreignoto" "ok ... mm, purtroppo non abbiamo nulla, mi spiace." "h." "vediamo, #compositore ignoto è un contemporaneo?" "vede, io lo studio perché mi interessa." "..." "..." "..." "..." "ok, ma nel senso. E' contemporaneo?" "eh?" "insomma, è morto?" "beh, nell'800 credo" "MA COSA CAZZO..." "eh?" "niente." "h."), no.

Ma nemmeno al prosieguo del dialogo, per dire ("ma quindi non lo conosceva??" "no, confesso la mia ignoranza" "aaaahh!!! Ma quindi, lei non si intende di musica?!" "guardi che sono laureata in musicologia, ma non posso conoscere tutti i #compositoriignoti del mondo, specie se mi sono laureata sul Rinascimento" "hhhhhh interessante..." "..." "[guarda in alto e finge di richiamare qualcosa alla memoria] ri-na-sci-men-to." "..." "ma, Rinascimento in che senso?" "MA COSA CAZZO..." "eh?" "niente." "h.").

E non è nemmeno dovuto ai capelli alla Nino d'Angelo, anche se so che la cosa potrà destabilizzare i più impressionabili.

No, l'altissimo GIB del NRP è dovuto alla FOTTUTA SINDROME DELL'ATTEGGIAMENTO DA TELETUBBY porca puttana, una cosa che se possibile ha il potere di scatenare i più bassi istinti miei e di #collegaG ben oltre il viso di bruno vespa, vaffanc*lo!

Comunque, andiamo con ordine.

La FOTTUTA SINDROME DELL'ATTEGGIAMENTO DA TELETUBBY è qualcosa di malvagio, oscuro. Probabilmente non è di questo mondo, come il polpo Paul; la sindrome si manifesta con un DEFICIENTE che, credendosi simpatico ed essendo probabilmente caduto nel paiolo da piccolo ha bisogno di riempire i vuoti nelle conversazioni con gli atteggiamenti tipici di chi fa le vocine stupide ai bambini nel tentativo di farli crescere scemi, un comportamento peraltro ben diffuso se si escludono le persone che frequento, voi (naturalmente) e alcuni protozoi verdi dei paraggi di Rho.

Esempio: siamo davanti alle vetrine dei dvd e deve sceglierne 16 da consultare masterizzare col suo #belportatile? Ecco che l'NRP inizia a ondeggiare la testa canticchiando prima "lallallà, lallallà, lallallà" e "zan-zan-zan, zan-zan-zan, zan-zan-zan" poi, picchiettandosi teatralmente la tempia come a dire "su su su pensa pensa pensaaa" e infine toccandosi la barba alla Sherlock Holmes fischiettando come se stesse davvero deducendo qualcosa, nell'irresistibile tentativo di mimare, porca puttana, il fatto che sta scegliendo dei fottuti dvd.

La cosa prosegue per all'incirca 125 secondi (125 anni, secondo il vostro #tempodiBergson, lasso di tempo nel quale l'Inghilterra ha frattanto votato per uscire dall'isola e l'isola ha votato per uscire dall'Inghilterra, così che la famiglia reale si è ridotta a vivere su di un frangiflutti al largo delle Falkland), quando finalmente sceglie questi cazzo di dvd.

Ma non lo fa normalmente, no: la FOTTUTA SINDROME DELL'ATTEGGIAMENTO DA TELETUBBY gli impone di emettere un simpatico suono ogni volta che prende un dvd dallo scaffale (ZAC!) (OPPALALA'!) (ECCOTI QUA!) (FLUPP!) (SHCKLOCK! [schiocco con la lingua]) (FLÜSSSSS [rumore del risucchio di spaghetto]) ([gesto con cui si mima il furto con destrezza di qualcosa con conseguente risatina complice verso di voi]) e altre amenità moltiplicate per 16 18 (perché cambia pure idea), finché voi, stremati, finalmente non chiudete la maledetta vetrina.
E' allora che vi segue (ZANZANZAN, ZANZANZAN) per fare il prestito di tutto ciò (SHCKLOCK!), e francamente è meglio se sorvoliamo (FLÜSSSSSSSSS).

Ma perché nerd, perché rockettaro, direte voi?

Molto semplice: nel fornirvi la tessera il primo giorno avete subito notato che l'NRP possiede, come ovvio, un nome assurdamente ridicolo (Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio).
I passi successivi sono quindi stati: 1) googlarlo immediatamente insieme a #collegaG 2) scoprire che l'NRP suona in un gruppo rock carichissimo, tipo la coverband dei Kiss.

Epilogo:
Dopo aver faticosamente sopportato lo scollamento fra l'immagine reale dell'NRP e quello che ricordate voi dei Kiss, la soluzione appare semplice: è metaforicamente un nerd (suona come i Kiss - magari un gradino sotto, eh - ma riesce a comunicare in modo proprio e acconcio solo mentre fa quello) (per non parlare della faccenda del ventilatore), e SHCKLOCK!.



*.

sabato 28 maggio 2016

Scuole di suore, ville venete, chiasso, acciughe, unghie di Fendi. Necessariamente in quest'ordine

Ogni tanto commetto degli errori. Ad esempio, andare a sentire un concerto, fare le foto e alla fine infilarmi al ristorante con i musicisti.
Pessima idea, a volte.

Siamo io, Flautista e i suoi genitori veneti, Organista, Percussionista, Violoncellista #2, la Dama Fiamminga e una tizia che stava sui coglioni già a mio nonno nel ’37. 

La Flautista si lamenta del moroso, da poco divenuto fidanzato. Dà la colpa tutta seria all’Organista, che per un caso tempo prima li ha fatti incontrare. 
Non dice che solo 3 mesi fa veniva a sfogarsi da noi in biblioteca perché non lo amava più, lui la tradiva e disprezzava pure il suo essere musicista, pretendendo che stesse a casa a stirare. 
Non dice che a marzo aveva platealmente annunciato di averlo lasciato, che si stava guardando intorno scopando intorno gente e che per circa 2 ore ha fornito a me e #collega sufficiente documentazione per la tesi di dottorato dal titolo "La sindrome che porta gli utenti a vomitarti addosso piangendo disgrazie amorose perché tanto sei al front-office di una biblioteca e per le prossime 8 ore non puoi andare in un cazzo di nessuna parte". 
No, non lo diciamo, quello.

I suoi genitori, più veneti di una villa veneta, le danno ragione, “tutta colpa di Organista, che disastro, e ora si dovranno pure sposare, povera cara”.
Per qualche minuto accarezzo l’idea di accartocciarle la Napoli in faccia, solo che poi è la pizza migliore della città e pare brutto nei confronti delle acciughe.

Il padre, più veneto di un comizio di Zaia, cambia discorso. Non perde occasione per “ah io se viene ad un colloquio un ragazzo con il piercing o un tatuaggio non gli rivolgo neanche la parola, così impara”, lui e la sua camicina azzurra residenti a Belluno.

La madre, immaginate voi quale bijou possa essere, si schiera dalla parte delle scuole di suore.
Anche la Dama Fiamminga, dall’alto del suo perfetto chignon biondo, delle grinze lampadate a 42 anni e soprattutto della sua borsetta di Fendi è orgogliosa di aver mandato la figlioletta dalle suore. Lei, che è divorziata da un stalker violento e che attualmente si fa tradire dall’attuale compagno che si pare si spazzoli le allieve.

Poi le unghie. 
Eh, dalle suore sì che sanno tenere la disciplina, "niente smalto sulle unghie delle ragazzine", dice la borsetta di Fendi con il suo secco clac mentre 10 dita smaltate di rosso la chiudono nervosamente.

Il Violoncellista #2 invece è bello, racconta aneddoti, finge un basso profilo, finge di ignorarmi e vuole tantissimo le mie foto. 
La moglie, quella che stava sul cazzo a mio nonno già nei tempi antichi, ci tiene molto a far sapere che risiede nei pressi di Bellinzona, e nel frattempo mi odia. 
L’Organista, che è quasi un fratello per me, se la ride e ordina un’altra pizza.
Percussionista mi strizza l’occhio, anche lui capisce, ma che ci vuoi fare, d'altra parte è il compagno della Dama Fiamminga e così va il mondo, fra un'allieva e l'altra.

Tutto di colpo non so cosa sto facendo lì, che nemmeno ho preso la pizza perché avevo cenato a casa.
Ho un abito troppo elegante, sono passati 65 minuti e qualcuno a capotavola mi odia ancora, dall’alto del piano regolatore di Chiasso.


Non faccio come Flautista, scelgo di andarmene. Ora ho fame e un discreto numero di foto da sistemare.
Almeno le foto si fidanzano raramente, e comunque non a Mendrisio.

domenica 17 aprile 2016

Pagina 46 (piccolo workshop di estetica musicale con Joey Tempest)

Rieccomi, come promesso dopo l'estinzione dei cervi e l'accensione di Giove.

Intanto grazie a tutti per aver risposto al quiz sociologico, in parte avete confermato che avevo ragione io (nel gioco-indovinello Se fosse... è GIUSTO rispondere "razzo spaziale" o "missile Saturn V" per descrivere The final countdown, per ovvi motivi di testo), in parte che aveva ragione Zicchi (a quanto pare del testo di quella canzone non è mai fregato molto a un sacco di gente, per cui alla domanda "se fosse una capigliatura" abbiamo appurato che è AMMESSO rispondere "i capelli di Tina Turner nel video di We don't need another hero", come ha fatto RBone, descrivendo più un gruppo di tamarri durante i tamarri anni '80 che l'argomento del pezzo).

Per chi non lo sapesse di voi, la canzone parla di un viaggio nello spazio verso Venere (Venere) ((Venus (((Venus)))).
Fantascienza, ok?
Quindi capite bene che se al largo di Lisbona hai un moroso che continua a ripetere "NON CAPISCO LA TUTINA DA ASTRONAUTA" o "NON CAPISCO I CAPELLI ALLA MILITARE" o "NON CAPISCO IL COLORE BLU SCURO MISTO A NERO CON SPRAZZI DI VIOLA BRILLANTE E VERDE" poi il cervello ti esplode.
E faceva così dopo avergli spiegato il testo.
In più odia gli Europe, quindi possiamo anche chiuderla qui e dimenticarci di lui.

Siccome però sono sempre stata brava nell'analisi andiamo a vedere cosa avete scritto voi, divisi nelle seguenti categorie:

a) conoscevate già la canzone con relativo testo, come me
b) conoscevate la canzone ma non il testo, come Zicchi
c) avete dovuto ascoltarla su youtube e avete capito il testo
d) avete dovuto ascoltarla su youtube e ve ne siete sbattuti del testo.


Categoria a (COlei, Morbido, Fabio13, LionOtherwiseLamb, Verzasoft?)

Ammetto che il conoscere il testo non sembra aver modificato molto le risposte rispetto a quelle di categoria b, però è anche vero che siete solo 4; nel 50% dei casi (COlei e Verzasoft, ammesso che sia della categoria a) il mezzo di trasporto dimostra la conoscenza letterale del testo e collima con quello che avevo detto io (razzo interstellare), gli altri 2 invece hanno descritto più le proprie sensazioni e, perché no, forse qualcosa di sé.

Categoria b (CollegaG, JaneDoe, Autumn, cuginaLurkerLucy, KidPix, RBone, iWally, Pipes):

Prevale la descrizione dello stile musicale e delle paturnie notturne dello stilista di dei Twisted Sisters.
Molto evidente il trauma soprattutto in chi ha vissuto e operato negli anni '80, costretto a dividere il pianeta con i Thompson Twins, spalline, leggins leopardati, tutù, capelli alla cazzo e soprattutto a intercettare periodicamente questo.
(una delle mie canzoni preferite, nonostante quel maglione a 2.06).

Categoria c: non pervenuta

Categoria b: non pervenuta

In sostanza mi danno ragione (pciù): JaneDoe (mezzo di trasporto: "razzo spaziale (lo so, sono ovvia)", beccati questo Zicchi), COlei (mezzo di trasporto: "Il proiettile del cannone di J.Verne nel 'Dalla Terra alla Luna'", ingoia questo, Zicchi), Verzasoft (mezzo di trasporto: "Un missile saturn V o simili", così impari, Zicchi), iWally (mezzo di trasporto "Un missile a forma di tav" e colore "blu oltremare", ma porca puttana, Zicchi).

Loci communes: il colore blu o azzurro, i capelli ipercotonati / riccioli alla cazzo, lo stato d'animo eccitato (io avevo risposto voglia di scoprire l'ignoto, fiducia, entusiasmo spasmodico e una lieve apprensione - probabilmente lo stato d'animo di molti astronauti quando le cose stanno funzionando, ma qualcuno continuava a blaterare NON HA SENSO e così abbiamo perso l'autobus per Sagres), e i mezzi di trasporto d'antan, a metà fra Indiana Jones, Duel e i Jefferson Airplane che fumano su un T2 ("una jeep Renegade (quella vecchia) scoperta" di Fabio13, "Il pulmino wolkswagen" di CuginaLurkerLucy che per poco non ci fa un incidente, "Deltaplano old line, rattoppato" di Morbido, "un camion americano di quelli cha attraversano il Texas in un giorno, con aerografato sulla motrice una scena di Braveheart" di RBone, "volo cargo dirottato e sparito in una giungla durante una notte buia e tempestosa" di LionOtherwiseLamb e "Un Bus Greyhound Americano stile anni 70, tutto metallo lucido" di Pipes)

Gettano la spugna: Alan, KidPix, l'Anonimo delle 10:40

Polemici per il gusto di farlo: Zicchi

Premio della critica: PianistaPugliese2 (l'anonimo delle 21:18) e Autumn per la splendida, adorabile e acuminata satira sociale (mezzo di trasporto: "un trenino di Trenitalia con massimo due vagoni orgoglioso di non essere in ritardo" e "treno")

Premio Isola di Wight: JaneDoe ("sicura di me e pronta ad iniziare una rivoluzione più o meno pacifica contro l'establishment conservatore")

Premio Strega: RBone ("lo stato d'animo di quando bollisco le uova e trovo il giallo ancora liquido: vendetta") e PianistaPugliese2 ("un'acconciatura: sarebbero dei capelli lunghi che cercano di coprire la parte vuota, facendo i conti inesorabilmente con il finale conto alla rovescia").

Per concludere, grazie a tutti, vi voglio bene vestita da astronauta su una Harley Davidson col manubrio particolarmente incurvato, versione custom (cit. CollegaG).

martedì 22 marzo 2016

Australia mimetica a pixel e QUIZ SOCIOLOGICO

Per rispondere a Morbido, mi mancate anche voi.

Ho in bozza da mesi un post sulle gesta del mirabolante #pianistapugliese2, che non riesco mai a finire perché aggiungo particolari ogni giorno (la sua prerogativa è essere assurdo proprio ogni giorno) (credo sia l'unico pianista al mondo che ad un concerto dedicato ai caduti della I guerra mondiale è venuto vestito con una camicia mimetica a pixel) e che ormai ha assunto le proporzioni di Joyce.

Nel frattempo sono sempre più brava a riempirmi di cose da fare, ma più cose si fanno più emozioni e persone si vivono, quindi ok.
Non ho ancora chiarito il ruolo della camicia mimetica a pixel, però mi sono anche iscritta da un corso di fotogiornalismo, sarà bello.

"Dovrebbero pagarci per non lavorare", iniziano a dire i trentenni intorno a me. Io dico solo che la camicia a pixel a settembre va in Australia e non ho parole per invidiarlo almeno un po'. No io non ci vado perché i miei 2 cori sono come famiglie e non riesco a staccarmi (non voglio), ma poi c'è questa faccenda che là mancano i centri storici e chi mi conosce sa che problema sia.

Comunque, in attesa che il post sul pianista più puntuale e assurdo del mondo (#pianistapugliese non era *affatto* puntuale, come sapete) non sia mai finito, veniamo all'argomento del giorno: quando e perché litigo con Zicchi.

Chicazzosenefrega, direte voi, ma invece vi interessa un sacco cazzo perché io e lui litighiamo solo su due cose, vigilanza dell'Efsa sugli alimenti e gruppi degli anni '80, e adesso ci darete una mano a risolvere la questione intervenendo direttamente, porca puttana.

Devo però essere onesta, i gruppi degli anni '80 che Zicchi odia si riducono a 2: Queen (che lui odia) e Europe (che lui odia).
Il tutto nasce (a parte il fatto che i Queen li odia e che continua a considerarli solo come gruppo anni '80 ignorando gli album usciti prima) dal gioco "se fosse" di cui eravamo dipendenti quest'estate in Portogallo: in pratica ad un certo punto tocca a me e io penso la canzone The final countdown. Lui comincia a farmi domande per indovinare ("se fosse un colore?" "se fosse un mezzo di trasporto?" "se fosse un'acconciatura?" "se fosse uno stato d'animo?" "se fosse un capo di abbigliamento?"). Io rispondo. 168 km dopo ancora non ha indovinato nonostante io sappia che conosce la canzone, allora siccome rischiamo di andare fuori strada gli dico il titolo e inizia a blaterare™ che le mie metafore non avevano ALCUN SENSO rispetto alla canzone.

Ora, i 2 di voi che non si sono ancora tagliati le vene morendo nello spleen giallo durante questo appassionante resoconto sono chiamati a esprimersi come per le trivelle: rispondete alle seguenti domande indicando cosa metaforizza (se non esiste scriviamo alla Crusca) The final countdown, una delle più belle canzoni di tutti i tempi:

- se fosse un colore?

- se fosse un mezzo di trasporto?

- se fosse un'acconciatura?

- se fosse un capo di abbigliamento?

- se fosse uno stato d'animo?

Bene. Poi scrivete anche se a) conoscevate già la canzone con relativo testo, b) se conoscevate la canzone ma non il testo, c) se avete dovuto ascoltarla su youtube e avete capito il testo, d) se avete dovuto ascoltarla su youtube e ve ne siete sbattuti del testo.

Vi prego, è molto importante che rispondiate. Ieri sera all'una e 37 stavamo ancora litigando per colpa di questi tizi (fra il Portogallo e adesso ci sono state lunghe pause in cui non abbiamo litigato per gli Europe, ci tengo a tranquillizzare tutti) (per i Queen continuamente) e allora ho deciso che avrei risolto la questione chiedendo a voi.

Poi vabbè, sarete rimasti in 3 a leggermi ma amen, vi amo lo stesso tutti anche chi non viene più qui perché per mesi sono stata rapita dagli alieni.
besos.


_______________

NB
Quanto al gioco "se fosse", vi dico solo che Zicchi ha indovinato al primo colpo 3 film che avevo in mente, e che all'unica domanda postami ("se fosse un colore?") avevo descritto così:

- "verde brillante, non chiaro ma nemmeno scuro, un verdone brillante come appena bagnato dalla pioggia e un tocco di marroncino";

- "ovviamente viola, giallo canarino, arancione, bianco e un tocco di blu cobalto";

- "grigio".

Non per niente fa il mentalista.
Nella prossima puntata (novembre 2025) avrete le risposte.

venerdì 19 febbraio 2016

"Is it a star?" "It "is" a star, very good!"

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, entra #utonta.

"buongiorno, mi dica"
"eee sono venuta per i libri."

Mi guardo intorno.
Siamo in una biblioteca.
Indico con un vasto gesto le sale intorno a noi.

"siamo in una biblioteca, esattamente quali libri intende?"
[basita & scocciata] "eeeh ma come, avevamo parlato per telefonoh!!"
"dunque. Sa se aveva parlato con me?"
"no."
"ecco, infatti siamo in 4 colleghe e turniamo continuamente. Se vuole gentilmente dirmi A QUALI LIBRI si sta riferendo magari ricostruisco la cosa"
"gne."

Vi risparmio il resto.
Buongiorno a tutti dalla biblioteca specializzata in lettura della mente e parapsicologia.
Che fare in questi casi? Come sempre, aprire il tubo e guardare Bill Murray.

lunedì 1 febbraio 2016

Il Tuttologo da Tavolo (TdT)

Habitat

Il Tuttologo da Tavolo (TdT) è un esemplare relativamente diffuso nelle zone temperate del pianeta.

Pericolosissimo (talvolta mortale), può essere sia femmina che maschio.
Convinto/a di conoscere ogni cosa molto più di Sgarbi, predilige una vita solitaria, anche se in periodo di caccia è facile trovarlo infiltrato in piccoli branchi (gli stessi in cui incidentalmente vi trovate voi, ingenui e all'oscuro di tutto come un piccolo di panda ma invitati a cena dall'amico X a casa di Y) e vederlo manifestarsi inopinatamente.

L'habitat prediletto del TdT consiste in cene di 4-8 persone fra amici e conoscenti comuni, questi ultimi dotati di una certa onestà intellettuale e soprattutto di conoscenze che il TdT non possiede, ossia voi, le sue prede preferite.

Non appena commetterete l'errore di farvi notare (esprimere un'opinione su di una materia di vostra competenza) zac, per voi sarà tardi: il TdT vi prenderà di mira contraddicendo rabbiosamente voi, Cartesio e le leggi della termodinamica in un crescendo di insulti e sputi, rovinando per sempre la cena di X & Y e creando i presupposti per una notte (la vostra) all'insegna del Maalox.


Alimentazione

Nessuno è al sicuro dal TdT: con la stagione mite essi escono dalle tane alla ricerca di prede (voi) e, adattando il piumaggio all'insegna del ristorante, sono in grado di assumere qualunque aspetto: dai colleghi di lavoro alle ex del vostro moroso, dai coristi ai commercialisti, dai parenti agli ingegneri.
Chiaramente se poi uscite con degli ingegneri però non è che potete venire qui a lamentarvi.


Comportamento

Una volta che vi siete dunque disgraziatamente fatti notare durante la cena con una frase qualsiasi e dopo che è avvenuta la definitiva muta verso la fase aggressiva sarà molto facile riconoscere il Tuttologo da Tavolo dalla caratteristica livrea (faccia paonazza) e dall'inconfondibile verso (cazzate a caso urlando).

Si presti poi particolare attenzione all'arma principale del TdT che pontifica, gli sputi, saturi di tossine con cui è solito paralizzare la vittima (voi, qualora non l'aveste capito), portandone successivamente il testosterone a livelli critici (stracciamento di coglioni) e provocando così nella preda l'immediata e attesa reazione di contraddittorio (tipo voi che litigate con vi difendete da costanza miriano, o giuliano ferrara, che fa più Sam Raimi).

Voi reagite, dunque, ma il TdT è un professionista: per anni ha appreso le tecniche shaolin dei migliori maestri (pandistelle che credono alle scie chimiche create da Rothschild mangiando limone e bicarbonato al family day), e non gli ci vuole molto ad avere la meglio, nonostante voi vi siate laureati sulla faccenda del drago nel garage e possediate un master sulla storia degli etruschi ("gli etruschi fanno schifo al cazzo" è una delle grandi frasi top a effetto con cui il TdT vi fa infuriare e scatena la mischia).

La vittima (voi), ormai indebolita, priva della vicinanza di Occam che nel frattempo si è ammazzato ed esausta per via della teiera, dopo un violento combattimento che può durare dai 6 ai 13 minuti tipicamente quindi soccombe (scoprite di avere la cirrosi); seguono stordimento (uscite a fumare), coma (non avevate mai fumato) e morte (cancellazione dell'amicizia su fb).


Modus operandi specifico

Ma andiamo ad analizzare in dettaglio il modus operandi dialettico del/la nostro/a; quali sono i topoi con cui il TdT vi provoca, vi coinvolge nella lotta (siete stupidi) e poi vi uccide?
Ecco una top ten:

#1 come siete indietro

voi: "ho preso un mac pro invece dell'air perché per vari motivi mi serve ancora il masterizzato--"
TdT: "oooooo ahahahah ma chi è che usa ancora il masterizzatore, roba da antidiluviani, il futuro è tutto nella musica online, come sei vecchia AHAHAHAHAH ma quand'è che ti aggiorni?!? BLABLABLABLABLUH."

[in realtà: fa l'ingegnere, non ascolta musica, veste solo camicie del pantone 2975C [true true true story], non vi chiede come state da sempre, mitizza gli Stati Uniti ["ah là è tutto diverso, mica come qui"] ma per qualche insondabile motivo è ancora a Lambrate a stracciare il cazzo, negli USA c'è stato una volta in vacanza, quando va via per lavoro parla esclusivamente della qualità degli hotel anche se tutto intorno c'è Parigi, è ingegnere.]


#2 le lauree non servono, per avere un'opinione basta contraddire wikipedia sbuffando

"gli etruschi fanno schifo, non hanno realizzato un cazzo, è per quello che non si studiano, un popolo che poteva anche non esistere, gneee"

[in realtà: non ha fatto l'università, non ha studiato archeologia, non è mai andato/a a Tarquinia, non saprebbe collocare nel tempo Carlo Magno]


#3 tutti siamo artisti, all'asilo facevo cose col didò

"beh la mia augusta opinione, dopo tanto riflettere, è che, come dopo Pollock non è più stato dipinto nulla di nuovo, anche la musica da circa 20 anni sia morta, uhm sì, modestamente penso questo."

[in realtà: di Pollock ha visto il trailer e comunque non sa scrivere il cognome, non è mai andato/a a vedere mostre d'arte fino all'altro ieri, fino a un minuto fa sosteneva che in tempi di crisi è più che giusto tagliare sulla cultura, voi siete musicisti da una vita, lui/lei vende assicurazioni e per hobby più che altro scia]


#4 poveri fotografi

"oggigiorno non si stampano più fotografie, poi tutta questa gente che con lo smartphone fotografa fa concorrenza ai poveri fotografi che così non riescono a lavorare uffi"

[in realtà: non ha mai stampato fotografie, non è fotografo ma il suo migliore amico sì e fa mostre organizzate in proprio stampando foto fatte con l'iphone aggiungendo il filtro del finto bokeh]


#5 cinefila

"Christian De Sica è un coglione e non ha mai fatto film seri"

[in realtà: De Sica sarà anche un coglione molto furbo, ma il TdT di cinema non sa proprio un cazzo*]


#6 tutti siamo attori, che ci vuole, basta essere naturale

"il tale #attore [che siete tutti appena andati a vedere a teatro ed è pure vostro amico] avrebbe dovuto fare #questo e #quello ed è stato coglione a non fare #quello perché io lo sapevo che era giusto, #quello, ah se ci fossi stato/a io a fare #quello"

[in realtà:
ultima volta che il TdT è apparso su di un palco: Natale 1988
età: 7 anni
in cartellone: recita "I re magi a Betlemme"
compagnia: scuola elementare "S. Beretta Molla" di Vimercate di Sopra
ruolo: la mirra]
[ma ancora più in realtà: #attore non l'ha scopata/o]


E così via.
Ma attenzione: il TdT ha un punto debole. L'animale trova infatti completamente intollerabile pronunciare la semplice frase "sono vere entrambe le cose", ad esempio in relazione al fatto che, se è vero che Luttazzi può aver copiato delle battute, è parimenti vero che era molto bravo a dirle. Trovate il modo di fargliela pronunciare e avrete vinto.
Solo che il TdT odia Luttazzi, tutti i TdT lo odiano, per qualche oscuro motivo, per cui verrete invariabilmente sommersi di sputi, offese ("sei una qualunquistah!!!") e dopodiché non rimane che andare a fumare, in coma.

Probabilmente l'unico vero modo per difendersi dal TdT rimane quindi quello di girare con Luttazzi portandolo a cena fuori senza invitare nessuno.


_____________
Post scriptum - Appunti sulla riproduzione del TdT

In quanto specie invasiva il governatore della provincia Verbania-Cusio-Ossola ha recentemente emanato un'ordinanza (58/2014) con cui si tenta di arginare la proliferazione di TdT nei centri abitati tramite abbattimento controllato (è possibile richiedere regolare licenza di caccia qui).
È stato in generale osservato, comunque, che il TdT tende a riprodursi meno velocemente di altri predatori, in quanto particolarmente difficile da corteggiare con successo (è raro che 2 TdT siano presenti nel medesimo luogo, e se ciò avviene di solito tendono ben presto a uccidersi a vicenda nel tentativo di far prevalere "i film di Tarantino sono 5, li ho visti tutti" "no sono 7, li conosco a memoria" ["no sono 12 nel senso di 8", dite voi, solo che voi siete già morti]).

mercoledì 27 gennaio 2016

Pleonasmi che hanno stracciato il cazzo (PCHSIC)

#1

"ciao Trantor"
"ehi ciao!"
"ahahahah mi fai sempre molto ridere con quelli."
"ma cosa... Dici questi?"
"AHAHAHAH SÍ"
"..."
"sei proprio buffa"
"..."
"LOL"
"..."
"mi fanno molto ridere quelli"
"ho intuito"
"ihih."
"..."
"il fatto è che sono buffi."
"non mi dire."
"infatti!!!"
[glieli agito davanti al muso] "ehi non dirai mica questi?"
"AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH sìììì quelli!!!"
"..."
[continuate pure, quando l'uranio finisce l'ultimo chiude la porta]


#2

"ciao Trantor!"
"ciao #insegnantediconservatoriocheseistatalamorosadimiozioneglianni'70"
"ahah beh ma cosa ci fai con quelli?!"
"quelli co..."
"AHAHAHAH"
"secondo te cosa ci faccio?"
"NON LO SOMUAHAHAHsalutamituozioAHAHAHAH"
"."


#3

"ciao Trantor, no ma ti prego dimmi subito dove hai preso quelli!!!"
"ciao e come stai anche a te, io bene grazie, tu? Comunque #quel negoz-"
"no perché sai la mia morosa li vuole ma io non so assolutamente dove prenderli non credevo esistessero sei un idolo a presto ciaooooooooooooo!!!"
"..."


#4

"ciao Tran... AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA"
"cosa cazzo."
"AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH-"
[il sole si è spento ed ancora lì che ride]


#5

"ciao Trantor"
"ehi cia-"
"ahahah ma ci senti? CI SENTI?!"
"ma porca puttana, che cazzo! Certo che ci sento maledetto imbecille"
"ahahahah ti adoro!"
"io no"
"eh?"
"niente"
"..."


#6

[sarcastico] "Trantor, ma per caso sei una marziana?!"
"eh?"
"con quei cosi"
"ma vaffanculo anche tu sfigato servo della gleba che non vedi una figa da vicino dal '91"
"eh?"
"niente"
"sembri un'aliena"
"..."
"una marziana"
"sì, ok?"
[trionfante] "ahah ti mancano solo le antenne" [giuro]
"era il mio piano fin dall'inizio"
"... eh? ...ah. Vabbé ciao."
"..."


#7

"ciao Trantor!"
"ciao."
"tutto bene?"
"sì. Beh non ridi?"
"di cosa?"
"di questi"
"questi cosa?"
"questi."
"ah, boh, vabbé, e allora? Neanche li avevo notati"
"no, era per dire. Saresti l'unico."
"sono anche il tuo moroso."
"già."
"..."
"beh allora ok."
"sì"
"ok."
"."


A #cittàsenzafiume i paraorecchi sono come la formaggella camuna negli anni '70, mia madre ha bestemmiato per anni perché qui alla coop non la trovava ma da quando si è diffusa tutti fanno i ganzi senza sapere nemmeno dove stia il lago d'Iseo.

Vorrei segnalare che i miei - i paraorecchi, dico - N*O*N sono a forma di pandaotocione, oloturia, sfigaInghilterra, milfLSD, Le Malvestite (dio quanto mi manca), infanziaviolata, topa o zecca morta.
Se non vi fidate li fotografo, così poi potete ridere anche voi della loro sconcertante, insultante normalità. E sono pure beige.

A voler ben guardare poi non sono molto pronta per una nuova giornata di AHAHAHAHAHA-HAI-I-PARAORECCHI-LOL domani nella pleonastica #cittàsenzafiume, per cui siete pregati di prendere un cazzo di treno e venirmi a trovare con addosso dei paraorecchi, così poi andiamo a prendere un caffè coi paraorecchi in onore dei paraorecchi e almeno ci dividiamo questo peso.
Fra 50 anni qui diventerà di moda e nessuno si ricorderà di noi.
Grazie.