#1
Biblioteca di #Paesucolo Boscoso, io e #collegaAdorabile
A pranzo, dopo il caffè, guardiamo in silenzio il panorama di montagna.
Lei fuma, io no.
"tu sei fortunata, Trantor"
"...?"
"vivi in pianura, vicino alle città"
"..."
"e soprattutto nel bel mondo"
"mica vivo a Milano, ma quale bel mondo!"
"no. Musicisti. Artisti. Fotografi. #pianistaPugliese, #pianistaCalabro. (#calabro è maledettamente gnocco, te l'ho mai detto?). Scrittori. Direttori di coro. Giornalisti."
"mah, guarda che il mondo è uguale dappertu..."
"no. Da noi non c'è #pianistaCalabro"
"..."
"non c'è #pianistaPugliese che deve accompagnarti il coro e che mentre suona sarebbe figo anche vestito da Paperoga"
"..."
"anche noi abbiamo i giornalisti, ma non sono giovani e belli"
"..."
"da noi sono pingui, calvi e sposati"
"..."
"e di solito ci provano"
"sei tu che sei bella"
"no, sei tu che sei fortunata."
"..."
"fammi vedere ancoro la foto di #calabro. Aaah. Che figo. Mamma mia. Cazzo, mandamela per mail."
#2
Con #cugina Lurker Lucy
"voglio un musicista"
"sì."
#3
A teatro, concerto sinfonico, con una #conoscente del tutto estranea al mondo della musica a cui ho dato il secondo biglietto
"psst, Trantor Trantor"
"dimmi."
"lo vedi quello? Terza fila dell'orchestra, giovane ma brizzolato, con quel coso lungo in mano"
"dici il clarinettista?"
"eh?"
"quello col clarinetto"
"sì sì, quella cosa lì. Insomma, E' BELLISSIMO"
"sì, è #Innocenzo #Spettatori. Lo so, è bello ma è anche molto simpatico"
"ma chissenefrega, è fighissimooo"
"...sì. La cosa carina però è che è davvero una brava perso..."
"non so cosa darei per [quinto emendamento!]"
"sì."
"..."
"..."
"..."
"..."
"beh, anche il #violoncellista in seconda fila non è male"
"già"
"figo, con quei capelli lì selvaggi!"
"sì, piace anche a me. Ma magari ne parliamo dopo."
"m-mm!"
"se vuoi ti porto nei camerini"
"OH SI' TI PREGO!"
"dopo."
"ok."
"ok."
"..."
"..."
"..."
"..."
"psst, Trantor."
"ssst, dimmi piano."
"senti, ma tu come fai?"
"come faccio cosa?"
"con tutti quei i musicisti intorno"
"ma cosa..."
"non so, sono tutti così affascinanti!"
"..."
"anche se fossero dei boiler ma suonassero anche solo lo scatolino del calippo sarebbero comunque fighi e affascinanti"
"sì, in effetti"
"tu sei come in un negozio di cioccolatini!"
"...!"
"tu ci lavori in mezzo, si può sapere come fai?!"
"guarda, possiamo dire molto tranquillamente che non faccio proprio nie..."
"io non so proprio come tu faccia a resistereee!"
"..."
Vedi, cara, #amica compagna di concerto per un giorno che sei stata adorabile anche se mi hai bisbigliato nell'orecchio tutta la sera di come vorresti scoparti #Innocenzo #Spettatori e il suo lungo clarinetto non appena finita la quarta di Mahler in un camerino al buio anche se al riguardo hai preferito usare le classiche perifrasi da donna virtuosa che non si sporca le mani e il che è molto più grave impedendomi a tratti di sentire Mahler e sempre tu che prima di tutto questo seguendomi in auto per venire in teatro mi hai obbligato a fare l'A1 ai 90 perché non sei pratica e al casello mi hai seguito in quello del telepass nonostante sapessi benissimo di non avere il telepass causando un simpatico paradosso spaziotemporale, cara, darling, se veramente fosse così difficile resistere nessuno più eseguirebbe un cazzo di Beethoven dato che fino a prova contraria Beethoven va alquanto studiato e il tempo passato in gigantesche orge collettive in conservatorio non si dimostrerebbe, credo, di particolare utilità.
Comunque sì, mi ritengo abbastanza fortunata e sì, nel mio ambiente molti cioccolatini scartano un sacco di cioccolatini in un fottìo di cioccolatini scartati da un vari cioccolatini insieme ad altri cioccolatini, senza che molti cioccolatini sappiano.
Solo che sono pazzi, principalmente.
Ma tu questo non lo sai, tesoro.
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sabato 13 aprile 2013
domenica 9 dicembre 2012
Fenomenologia dello spettatore da concerto #3
Il Cane-Ombrello
Piove.
Il Cane-Ombrello è costituito da un'elegante signora con accento parmigiano che vi precede nell'accedere all'ingresso esterno del teatro.
La riconoscete perché è quella che, senza voltarsi, giammai manifestando alcun tipo di scrupolo etico in proposito, scuote furiosamente l'ombrellino richiudibile dalle 8 alle 15 volte all'indietro su di voi, il tutto continuando a chiacchierare di acconciature elaborate con la vicina, anch'ella un Cane-Ombrello.
I Tedeschi
I Tedeschi si spostano in gruppo, un piccolo manipolo di unni con cravatta sbagliata e alito al crauto.
Il loro apparente proposito è quello di ascoltare con voi Wagner.
Il loro segreto piano è invece quello di rompere i maroni.
Essi sono astuti, poiché per prima cosa vi accerchiano abilmente fra le poltrone della platea, in modo tale che prima che ve ne rendiate conto e possiate cambiare posto vi sentite all'interno di una birreria di Monaco, perduti.
Secondariamente uno, forse il capo, nell'attesa pre-concerto ritiene indispensabile farvi alzare dalle 6 alle 7 volte entrando e uscendo dalla fila di poltrone, ogni volta con un compiaciuto "Sorry again" che alla settima volta, francamente, suona epistemologico.
Fate infine attenzione, perché può capitare che il gruppo comprenda un raro esemplare di TCISTAZE - la Tedesca Convinta che l'Italia Si Trovi all'Altezza della Zona Equatoriale: la riconoscete perché si è in gennaio e lei indossa un abitino di pessimo gusto trasparente, non ha le calze e si ostina a guardare con disprezzo il suo foularino appoggiato con nonchalance sulla poltrona, tremando come una foglia - un po' come quando voi uscite di casa deridendo lo zio Rodolfo affermando superiori "figurati se fa così freddo da nevicare...!" e poi qualcuno vi mette in mano una pala per liberare l'accesso al garage.
Quelli che si alzano sull'ultima nota
Gli esemplari di QCSASUN innanzitutto dovrebbero morire, magari prima del mio prossimo concerto in abbonamento, grazie.
Sono quelli che sull'ultima nota (i più esperti), o appena si inizia ad applaudire per la fine del concerto (i più anziani, ormai fuori esercizio e sorpassati da più giovani vecchie volpi) si alzano improvvisamente e fanno alzare tutti i vicini di fila (VOI) per uscire.
Dove si rechino con tale urgenza non è dato sapere; essi sono tutti importanti manager americani con l'aereo per Los Angeles in partenza alle 22.37, presidenti del consiglio improvvisamente richiamati al Colle, scienziati nucleari reperibili nel fine settimana per gestire fughe di materiale radioattivo o sindromi cinesi, chirurghi di turno in pronto soccorso d'emergenza che, vedendo l'accettazione vuota, avevano pensato di ingannare il tempo con una puntatina a teatro, oppure semplici idioti a cui scade il parcheggio.
Li vedete uscire a frotte con passo spedito e uno scopo nella vita così presente e certo che voi ve lo sognate, uno scopo così, mentre metà teatro sta ancora applaudendo entusiasta.
Inutile dire che i musicisti sul palco ovviamente vedono tutto 'sto esodo di deficienti, e a voi non resta che vergognarvi per tutti quei QCSASUN che infangano la reputazione del vostro paese.
Più di quanto abbia già fatto il nano, ovviamente.
Piove.
Il Cane-Ombrello è costituito da un'elegante signora con accento parmigiano che vi precede nell'accedere all'ingresso esterno del teatro.
La riconoscete perché è quella che, senza voltarsi, giammai manifestando alcun tipo di scrupolo etico in proposito, scuote furiosamente l'ombrellino richiudibile dalle 8 alle 15 volte all'indietro su di voi, il tutto continuando a chiacchierare di acconciature elaborate con la vicina, anch'ella un Cane-Ombrello.
I Tedeschi
I Tedeschi si spostano in gruppo, un piccolo manipolo di unni con cravatta sbagliata e alito al crauto.
Il loro apparente proposito è quello di ascoltare con voi Wagner.
Il loro segreto piano è invece quello di rompere i maroni.
Essi sono astuti, poiché per prima cosa vi accerchiano abilmente fra le poltrone della platea, in modo tale che prima che ve ne rendiate conto e possiate cambiare posto vi sentite all'interno di una birreria di Monaco, perduti.
Secondariamente uno, forse il capo, nell'attesa pre-concerto ritiene indispensabile farvi alzare dalle 6 alle 7 volte entrando e uscendo dalla fila di poltrone, ogni volta con un compiaciuto "Sorry again" che alla settima volta, francamente, suona epistemologico.
Fate infine attenzione, perché può capitare che il gruppo comprenda un raro esemplare di TCISTAZE - la Tedesca Convinta che l'Italia Si Trovi all'Altezza della Zona Equatoriale: la riconoscete perché si è in gennaio e lei indossa un abitino di pessimo gusto trasparente, non ha le calze e si ostina a guardare con disprezzo il suo foularino appoggiato con nonchalance sulla poltrona, tremando come una foglia - un po' come quando voi uscite di casa deridendo lo zio Rodolfo affermando superiori "figurati se fa così freddo da nevicare...!" e poi qualcuno vi mette in mano una pala per liberare l'accesso al garage.
Quelli che si alzano sull'ultima nota
Gli esemplari di QCSASUN innanzitutto dovrebbero morire, magari prima del mio prossimo concerto in abbonamento, grazie.
Sono quelli che sull'ultima nota (i più esperti), o appena si inizia ad applaudire per la fine del concerto (i più anziani, ormai fuori esercizio e sorpassati da più giovani vecchie volpi) si alzano improvvisamente e fanno alzare tutti i vicini di fila (VOI) per uscire.
Dove si rechino con tale urgenza non è dato sapere; essi sono tutti importanti manager americani con l'aereo per Los Angeles in partenza alle 22.37, presidenti del consiglio improvvisamente richiamati al Colle, scienziati nucleari reperibili nel fine settimana per gestire fughe di materiale radioattivo o sindromi cinesi, chirurghi di turno in pronto soccorso d'emergenza che, vedendo l'accettazione vuota, avevano pensato di ingannare il tempo con una puntatina a teatro, oppure semplici idioti a cui scade il parcheggio.
Li vedete uscire a frotte con passo spedito e uno scopo nella vita così presente e certo che voi ve lo sognate, uno scopo così, mentre metà teatro sta ancora applaudendo entusiasta.
Inutile dire che i musicisti sul palco ovviamente vedono tutto 'sto esodo di deficienti, e a voi non resta che vergognarvi per tutti quei QCSASUN che infangano la reputazione del vostro paese.
Più di quanto abbia già fatto il nano, ovviamente.
domenica 1 marzo 2009
Fenomenologia dello spettatore da concerto #2
Il Melomane
Il Melomane è un allegro signore tra i 50 ed il 75 anni, in pensione, di norma a casa a fare un c****.
Nella sala da concerto/teatro Il Melomane è in primo luogo convintissimo di essere una specie di padrone di casa; quando entrate in sala, nonostante lui sia uno spettatore sostanzialmente del tutto uguale a voi e nessuno, ma proprio nessuno gli abbia pagato in biglietto solo perchè lui è lui, immancabilmente si comporta come se fosse il presidente del CDA del teatro, mirigliani a miss italia o uno degli orchestrali: vi accoglie entusiasta, vi controlla il biglietto, vi mostra cerimoniosamente il vostro posto e vi spiega dettagliatamente dov'è il bagno.
Se in più avete un diploma di conservatorio, o se comunque suonate qualcosa, non appena vi vede Il Melomane urlerà senz'altro "MAESTRO!!", per far sapere a tutti che conosce un musicista.
Nel chiacchierare con lui sarebbe d'uopo esimervi dal fare qualsiasi commento sui cantanti, poiché Il Melomane è convinto di costituire una infallibile bibbia al riguardo, in virtù delle migliaia di concerti a cui ha assistito.
[Come se voi diceste che siete a capo della Mondadori perchè avete letto tutti i libri di Asimov. Comunque.]
Se però finite a parlare della stagione concertistica, immancabilmente vi confiderà che "sai, ho fatto l'abbonamento solo per sentire due o tre cose, domani sono a Milano lunedì a Bayreuth e martedì a Sidney, mi hanno chiesto di andare sentire Carmen e ho dovuto accettare".
Il vero pericolo costituito dal Melomane non risiede, tuttavia, nella sua opinione sui cantanti russi, o su quella indimenticabile notte al Metropolitan in cui la Callas fece 15 bis, o su quanto non comprenda il senso della musica pre-Rossini, poichè se siete bravi potete sempre dargli ragione con un sufficiente margine di realismo e lui, in cambio, vi offrirà un caffè.
No: il vero pericolo è costituito dai tentativi con cui il Melomane cercherà ad ogni costo di portarvi a casa sua, onde passare una indimenticabile serata nella "stanza dedicata a Pavarotti", nell'armadio dei cimeli rimembrando Di Stefano, ad ascoltare vecchi dischi con gli introvabili recital di Domingo nelle repubbliche baltiche e ove, obbligati a sangue, dovrete accompagnarlo al pianoforte mentre cerca di intonare "La donna è mobile".
Il Melomane è un allegro signore tra i 50 ed il 75 anni, in pensione, di norma a casa a fare un c****.
Nella sala da concerto/teatro Il Melomane è in primo luogo convintissimo di essere una specie di padrone di casa; quando entrate in sala, nonostante lui sia uno spettatore sostanzialmente del tutto uguale a voi e nessuno, ma proprio nessuno gli abbia pagato in biglietto solo perchè lui è lui, immancabilmente si comporta come se fosse il presidente del CDA del teatro, mirigliani a miss italia o uno degli orchestrali: vi accoglie entusiasta, vi controlla il biglietto, vi mostra cerimoniosamente il vostro posto e vi spiega dettagliatamente dov'è il bagno.
Se in più avete un diploma di conservatorio, o se comunque suonate qualcosa, non appena vi vede Il Melomane urlerà senz'altro "MAESTRO!!", per far sapere a tutti che conosce un musicista.
Nel chiacchierare con lui sarebbe d'uopo esimervi dal fare qualsiasi commento sui cantanti, poiché Il Melomane è convinto di costituire una infallibile bibbia al riguardo, in virtù delle migliaia di concerti a cui ha assistito.
[Come se voi diceste che siete a capo della Mondadori perchè avete letto tutti i libri di Asimov. Comunque.]
Se però finite a parlare della stagione concertistica, immancabilmente vi confiderà che "sai, ho fatto l'abbonamento solo per sentire due o tre cose, domani sono a Milano lunedì a Bayreuth e martedì a Sidney, mi hanno chiesto di andare sentire Carmen e ho dovuto accettare".
Il vero pericolo costituito dal Melomane non risiede, tuttavia, nella sua opinione sui cantanti russi, o su quella indimenticabile notte al Metropolitan in cui la Callas fece 15 bis, o su quanto non comprenda il senso della musica pre-Rossini, poichè se siete bravi potete sempre dargli ragione con un sufficiente margine di realismo e lui, in cambio, vi offrirà un caffè.
No: il vero pericolo è costituito dai tentativi con cui il Melomane cercherà ad ogni costo di portarvi a casa sua, onde passare una indimenticabile serata nella "stanza dedicata a Pavarotti", nell'armadio dei cimeli rimembrando Di Stefano, ad ascoltare vecchi dischi con gli introvabili recital di Domingo nelle repubbliche baltiche e ove, obbligati a sangue, dovrete accompagnarlo al pianoforte mentre cerca di intonare "La donna è mobile".
lunedì 23 febbraio 2009
Fenomenologia dello spettatore da concerto
Quello della caramella
QDC è un fanatico, ma seriale.
Può essere maschio o femmina, indifferentemente; solitamente è un esemplare avanti con gli anni.
Il QDC è venuto a concerto con un unico scopo: meditare in silenzio per tutto il 79% del concerto quale sia il momento propizio per scartare la caramella.
Se è un esemplare esperto, individua con successo il passo più ricco di pianissimi di tutta la serata.
Se sbaglia e inizia lo scartamento senza che ve ne accorgiate, vuol dire che è solo un dilettante alle prime armi.
La Pazza Della Stampella
La Pazza Della Stampella è una tizia grassa che si siede da tempo immemore dietro di voi, in quanto anch'essa ha fatto l'abbonamento alla stagione concertistica.
Il motivo per cui è lì non è chiaro, dato che nessuna delle opere in programma sembra soddisfarla: il sintomo che dopo 27-29 minuti di concerto colpisce la PDS è invariabile, ovvero giochicchiare con il programma di sala.
Ma non in modo normale: sul momento non capite il perchè di quel PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT che si insinua nel vostro orecchio durante la Prima di Mahler, come se qualcuno sfogliasse velocemente a intervalli rigolari di 4 secondi un libro con le unghie.
Dopo 7 minuti esasperanti vi voltate, e la vedete.
La PDS ha arrotolato il programma di sala nel buco che si trova nella parte superiore di una stampella, e lo gira facendo crepitare le pagine di cartoncino.
Farà così per tutta la durata dell'abbonamento ai concerti, ovvero 7-8 mesi.
Potete voltarvi, guardarla male, invocare SSSSH, chiamare i carabinieri mentre giochicchia, ma riceverete sempre quello sguardo orgoglioso e ostinato con cui la PDS, indubbiamente, è nata.
Lo spettatore euforico
Lo spettatore euforico è innanzitutto un drogato; la sua caratteristica principale consiste nell'urlo da S. E., una specie di "BRAVI" tra il commosso ed il verso di tarzan, il quale viene ripetuto al termine di ogni pezzo con energici battimani ed una inquietante incapacità di stare fermo, di fatto invadendo spazi vitali altrui o buttandosi sulla pancia del vicino per commentare.
In ogni caso, ci siete affezionati: la sua visione entusiastica e positiva della musica rende lo S. E. del tutto sopportabile, a parte quando gli siete vicini e vi fissa con l'occhio lucido per 56 minuti nell'attesa che lo prendiate in considerazione per entusiastici e complici commenti, e dargli così modo di spiegarvi nei dettagli quanto ami il Trovatore e cantare "vincerò" sotto la doccia e Maria Callas che purtroppo! è morta ed il Regio e Carreras e la Forza del Destino e Pavarotti che purtroppo! è morto e bla bla bla bla bla.
Il tutto con accento parmigiano.
La fashion-idiot
Ve ne sono ovunque, ma in quel di Parma raggiungono vette di inesplicabile perfezione.
La F. I. è lì con voi nella sala da concerto/teatro per tutti i motivi di questo mondo, tranne che per ascoltare la musica.
Di solito non vi crea alcun problema perchè vi ignora, dato che non avete una pelliccia e/o la borsa di vuitton color kiwi marcito, o perchè non vi ha mai visto nel rinomato salotto di X e dunque voi non esistete, o perchè siete contro la caccia alla volpe.
Se siete fortunati, durante Brahms l'esemplare di F. I. farà squillare il proprio cellulare e si metterà a rispondere.
Altrimenti potreste osservarla mentre, disperata, cerca di capire a che punto del programma si è arrivati, ridacchiando con la F. I. n°2 sul nome di Purcell.
Il tutto con r moscia e accento parmigiano, anche se alla F. I. piacerebbe tanto, tanto, tanto ma proprio tanto poter parlare con accento milanese.
Il Gradasso Da Conservatorio (talvolta sotto la più rara forma di Musicologo Di Velluto*)
Esemplare pericolosissimo, lo riconoscete innanzitutto dall'abbigliamento da riunione d'affari del CDA barilla, che il GDC o MDV si ostina a considerare innegabile prova della propria affermazione sociale e della propria formazione musicale classica, due chilometri al di sopra della 'feccia che ascolta popular music'.
La seconda appendice che lo rende riconoscibile è la partitura, che egli si porta fanaticamente appresso anche se va a sentire la Tetralogia di Wagner in una caverna dell'età del ferro, come distintivo della propria sterminata conoscenza (ehi, guardatemi, so leggere la musica! guardatemi, io sì, voi no, gne gne gne).
Se gli siete vicino e siete 1) incompetenti o 2) competenti, vi si aprono due possibilità:
1. sopportare le occhiate di disprezzo e la gelida indifferenza che riceverete in quanto non siete adepto di quella rinomata sede di somma e universale sapienza che agli occhi del GDC è costituita da "il prestigiogo conservatorio di X", e astenervi da qualsivoglia commento, anche sul colore delle poltrone;
2. sopportare le occhiate di disprezzo e la gelida indifferenza che riceverete in quanto non siete adepto di quella rinomata sede di somma e universale sapienza che agli occhi del GDC è costituita da "il prestigioso conservatorio di X", e fingervi incompetenti (punto 1);
3. nel dubbio, accoltellarlo prima che cominci a sproloquiare da solo sulla genesi della partitura e l'analisi schenkeriana che egli stesso ha applicato mentalmente al pezzo in programma nei due minuti appena trascorsi, mentre frattanto componeva un originale mottetto dodecafonico, dirigeva la Nona di Beethoven e scartava una caramella.
___________
* ok, questa la capiscono solo i miei colleghi di musicologia
QDC è un fanatico, ma seriale.
Può essere maschio o femmina, indifferentemente; solitamente è un esemplare avanti con gli anni.
Il QDC è venuto a concerto con un unico scopo: meditare in silenzio per tutto il 79% del concerto quale sia il momento propizio per scartare la caramella.
Se è un esemplare esperto, individua con successo il passo più ricco di pianissimi di tutta la serata.
Se sbaglia e inizia lo scartamento senza che ve ne accorgiate, vuol dire che è solo un dilettante alle prime armi.
La Pazza Della Stampella
La Pazza Della Stampella è una tizia grassa che si siede da tempo immemore dietro di voi, in quanto anch'essa ha fatto l'abbonamento alla stagione concertistica.
Il motivo per cui è lì non è chiaro, dato che nessuna delle opere in programma sembra soddisfarla: il sintomo che dopo 27-29 minuti di concerto colpisce la PDS è invariabile, ovvero giochicchiare con il programma di sala.
Ma non in modo normale: sul momento non capite il perchè di quel PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT PRIT che si insinua nel vostro orecchio durante la Prima di Mahler, come se qualcuno sfogliasse velocemente a intervalli rigolari di 4 secondi un libro con le unghie.
Dopo 7 minuti esasperanti vi voltate, e la vedete.
La PDS ha arrotolato il programma di sala nel buco che si trova nella parte superiore di una stampella, e lo gira facendo crepitare le pagine di cartoncino.
Farà così per tutta la durata dell'abbonamento ai concerti, ovvero 7-8 mesi.
Potete voltarvi, guardarla male, invocare SSSSH, chiamare i carabinieri mentre giochicchia, ma riceverete sempre quello sguardo orgoglioso e ostinato con cui la PDS, indubbiamente, è nata.
Lo spettatore euforico
Lo spettatore euforico è innanzitutto un drogato; la sua caratteristica principale consiste nell'urlo da S. E., una specie di "BRAVI" tra il commosso ed il verso di tarzan, il quale viene ripetuto al termine di ogni pezzo con energici battimani ed una inquietante incapacità di stare fermo, di fatto invadendo spazi vitali altrui o buttandosi sulla pancia del vicino per commentare.
In ogni caso, ci siete affezionati: la sua visione entusiastica e positiva della musica rende lo S. E. del tutto sopportabile, a parte quando gli siete vicini e vi fissa con l'occhio lucido per 56 minuti nell'attesa che lo prendiate in considerazione per entusiastici e complici commenti, e dargli così modo di spiegarvi nei dettagli quanto ami il Trovatore e cantare "vincerò" sotto la doccia e Maria Callas che purtroppo! è morta ed il Regio e Carreras e la Forza del Destino e Pavarotti che purtroppo! è morto e bla bla bla bla bla.
Il tutto con accento parmigiano.
La fashion-idiot
Ve ne sono ovunque, ma in quel di Parma raggiungono vette di inesplicabile perfezione.
La F. I. è lì con voi nella sala da concerto/teatro per tutti i motivi di questo mondo, tranne che per ascoltare la musica.
Di solito non vi crea alcun problema perchè vi ignora, dato che non avete una pelliccia e/o la borsa di vuitton color kiwi marcito, o perchè non vi ha mai visto nel rinomato salotto di X e dunque voi non esistete, o perchè siete contro la caccia alla volpe.
Se siete fortunati, durante Brahms l'esemplare di F. I. farà squillare il proprio cellulare e si metterà a rispondere.
Altrimenti potreste osservarla mentre, disperata, cerca di capire a che punto del programma si è arrivati, ridacchiando con la F. I. n°2 sul nome di Purcell.
Il tutto con r moscia e accento parmigiano, anche se alla F. I. piacerebbe tanto, tanto, tanto ma proprio tanto poter parlare con accento milanese.
Il Gradasso Da Conservatorio (talvolta sotto la più rara forma di Musicologo Di Velluto*)
Esemplare pericolosissimo, lo riconoscete innanzitutto dall'abbigliamento da riunione d'affari del CDA barilla, che il GDC o MDV si ostina a considerare innegabile prova della propria affermazione sociale e della propria formazione musicale classica, due chilometri al di sopra della 'feccia che ascolta popular music'.
La seconda appendice che lo rende riconoscibile è la partitura, che egli si porta fanaticamente appresso anche se va a sentire la Tetralogia di Wagner in una caverna dell'età del ferro, come distintivo della propria sterminata conoscenza (ehi, guardatemi, so leggere la musica! guardatemi, io sì, voi no, gne gne gne).
Se gli siete vicino e siete 1) incompetenti o 2) competenti, vi si aprono due possibilità:
1. sopportare le occhiate di disprezzo e la gelida indifferenza che riceverete in quanto non siete adepto di quella rinomata sede di somma e universale sapienza che agli occhi del GDC è costituita da "il prestigiogo conservatorio di X", e astenervi da qualsivoglia commento, anche sul colore delle poltrone;
2. sopportare le occhiate di disprezzo e la gelida indifferenza che riceverete in quanto non siete adepto di quella rinomata sede di somma e universale sapienza che agli occhi del GDC è costituita da "il prestigioso conservatorio di X", e fingervi incompetenti (punto 1);
3. nel dubbio, accoltellarlo prima che cominci a sproloquiare da solo sulla genesi della partitura e l'analisi schenkeriana che egli stesso ha applicato mentalmente al pezzo in programma nei due minuti appena trascorsi, mentre frattanto componeva un originale mottetto dodecafonico, dirigeva la Nona di Beethoven e scartava una caramella.
___________
* ok, questa la capiscono solo i miei colleghi di musicologia
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