sabato 9 febbraio 2013

Trie palle #1

"uella!"
"uella, Trantor!"
"andiamo a giocare a biliardo stasera?"
"..."
"dài!"
"guarda che non gioco da quando ero al liceo"
"io faccio schifo pure, cosa credi"
"lo sai che lo adoro, maledetta"
"lo adoro anche io, ciò basta"
"ma dove andiamo?"
"conosco io un posto"
"uhm. Ci vedranno?"
"no, è una luunga fila di tavoli e noi ci mettiamo in fondo, confondendoci con le pareti"
"..."
"..."
"sei proprio sicura che non ci vedranno"
"certo"
"non voglio che mi vedano mentre rigo il panno verde"
"smettila. Con le regole siamo a posto?"
"sì sì, so tutto io. Stecca?"
"stecca. O snooker, ma è impossibile che abbiano i tavoli"
"allora stecca. E sia"
"e sia sì, per dio."
"yea."

Constatato che la sala contenente la luunga fila di biliardi, bowling, lasergame e altre amenità a cui non gioca mai nessuno esiste ancora da due anni a questa parte, entriamo.

Constatato che dietro il bancone la tizia che dà i tavoli è una slava con accento modenese, prendiamo un tavolo.

"vorremmo un tavolo all'italiano, per favore"
"italiano?"
"stecca"
"stecka?"
"..."
"..."
"non carambola."
"ah, ok. Trie palle."
"...sì. Tre palle."
"là in fuondo."
"..."

Prendo il vassoietto con le tre palle e i birilli con la faccia di un dalmata a cui hanno appena versato molto ciappi nella ciotola.

Constatato che il tavolo dell'italiano (quello con i 5 birilli e senza buche, per capirci, miei cari) consiste in un tavolo che nel '500 forse era da snooker ma con le buche strette, 8 bruciature di sigaretta sangue di un soldato di Agincourt dna di dodo e 14 strappi nel panno verde, torno dalla tizia slava.

"senta, ma noi volevamo giocare all'italiano. Ci serve il tavolo senza buche"
"sienza buche?"
"senza buche, sì"
"... beh, non c'è."
"questo lo vedo. Ma pensavo ce ne fosse un altro magari in un'altra sta..."
"no no, non c'è. Ah ma però c'era."
"ah che consolazione. E dov'è andato?"
"buttato via. Han fatto puosto a quella saletta là e l'han tolto"
"e nella saletta cosa c'è, mia adorabile urala donzella?"
"slot machines."
"AH."

Constatato che l'inserimento della saletta di slot machines ha comportato che tra il fianco sud del tavolo dell'italiano con buche strette e il muro ci siano tipo 50 centimetri, rendendo quindi impossibile giocare qualsiasi [quinto emendamento] palla se non tenendo la stecca inclinata a 45 gradi, e già io non vinco se non per caso figurarsi poi se devo giocare così, ci accontentiamo del DNA di dodo e cominciamo.

No, non ho vinto: ma ho vinto in Inghilterra a palla-8, 3-0, contro #collegaV. L'avrete.

Intanto guardatevi Mark Selby, tipo.

19 commenti:

  1. Ho giocato una volta a biliardo in montagna... C'era lì il tavolo e abbiamo detto "Ma sì, proviamo!".

    Peccato che due dei quattro con cui eravamo avevano già giocato.
    E non ce l'hanno detto.
    Ed erano insieme.

    Insomma... Ci hanno massacrato.

    Però non abbiamo rotto niente :P

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    1. Ci sono anche quelli che prima ti fanno vincere e poi cercano di tirarti dentro in partite a soldi. Successe a mia madre, anni fa.

      E' un grande gioco, comunque.

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  2. Freud avrebbe potuto sicuramente dissertare della tua ossessione per i ciappi.
    Non so a che conclusioni sarebbe giunto, o addirittura SE ci sarebbe giunto. In ogni caso, non voglio scoprirlo.

    Vorrei invece scoprire se effettivamente l'hai chiamata «adorabile urala donzella»: io, se ti avessi sentito, sarei ancora lì a ridere come un deficiente.
    Più che altro per la faccia che sicuramente ha fatto.

    E a proposito di immigrati integrati, dovresti sentire i marocchini che parlano bergamasco (con tanto di «PÓTA!»)!

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    1. Non vuoi scoprirlo? Peccato. Mi ci fai pensare ora, un motivo non solo c'è, ma è legato ad uni dei miei comici preferiti - forse il migliore, anche se pare rubi le battute.

      Se indovini / sai da dove l'ho preso tanta stima, fratello.

      Se l'ho chiamata urala donzella? Non lo saprete maiiih

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    2. Non voglio scoprire le conclusioni di Freud (forse avrebbe optato per una smodata voglia di relazioni canine), non il motivo tuo.
      A me viene in mente Forattini, ma non lo definirei un comico, e le sue rappresentazioni di Ciampi. In alternativa Luttazzi.

      A proposito di «maiiiih», Frau Blücher!

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    3. Relazioni canine!

      No, viene da uno sketch di Luttazzi, forse il comico che ho amato di più. Se riesco trovo il link al video, era uno della serie Dervis Fontecedro.

      Blücher!

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    4. Beh, allora ho indovinato alla seconda. Non male.
      E comunque Freud aveva decisamente un'ossessione.

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    5. Sì, Freud ne aveva diverse. Forse avrebbe dovuto * di più.

      Sto setacciando video di Dervis Fontecedro, ma il ciappi forse lo ricordo solo io (era lo sketch sui cani di Pavlov)

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  3. ... ma alla fine, scusa, il tavolo poi lo avevano "buttato via" o "incastrato a 50 cm dal muro"?
    Sì, dato che alla fine dici di averci giocato (e "non vinto" :-) ) si può dedurre che lo avevano solo spostato, ma ...

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    1. Hai ragione, ho saltato un passaggio. Ci siamo rassegnati e abbiamo giocato su quello orrendo finto-italiano con le buche ma più grande, e con i segnini per i birilli.
      Solo che era attaccato al muro.
      In effetti non si capisce, più tardi emendo :)

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  4. Io non vedo l'ora di leggere il resoconto della partita inglese contro V ;D

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  5. Ma dai, ti piace il biliardo!!
    ti facevo piú da altre cose....

    Dai miei ho ancora un biliardo internazionale a "buche strette" (http://it.wikipedia.org/wiki/Biliardo_all'italiana#Dal_tavolo_a_buche_strette_al_tavolo_senza_buche tipo cosí http://www.biliardi.com/assets/images/Biliardo-ita-alto_b.jpg ) con palle bianche di diverse dimensioni: giocatori = noci di cocco (una col puntino), pallino = ciliegia che schizza via.
    La buche mi piacciono, ho sempre giocato con questo biliardo, e fanno robe assurde se becchi gli spigoli vivi.
    Sul mio dovrebbe esserci DNA del mio bisnonno,dato che l'abbiamo rilevato in fase di smantellamento dal circolo sociale del paese fondato, tra gli altri, dai miei avi :-D

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    1. Sono abbastanza ignorante, non pensavo esistesse (pensavo piuttosto ad un compromesso dei gestori per non sprecare soldi con un tavolo italiano tout court, che quasi nessuno lì userebbe, dotandolo comunque con buche per chi vuole giocare a carambola).

      Adesso non ti lascio andare finché non mi dici cosa pensavi mi piacesse / cosa pensavi combaciasse con la tua idea di me :))

      (sto scherzando, eh! Ma dimmelo.)

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    2. PS Paese fondato dai tuoi avi?! Dimmi!

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    3. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che la concordanza di «dei miei avi» fosse col circolo, non col paese.

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    4. Ok, si vede che non capisco più un sifone. Mi correggo.

      Credo che la concordanza di «fondato» fosse con circolo, non con paese. Il circolo fondato dai suoi avi.

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    5. Per come è messa la frase potrebbero essere vere entrambe. Che quella che dici tu sia più probabile (ma boh, non è detto) è plausibile, ed è anche ormai evidente che quando leggo / rispondo mentre sono al lavoro non ho lo stesso margine di attenzione che avrei se fossi a casa a far niente.
      Ma in effetti non riesco più a identificare momenti in cui anche a casa non lavori a qualcosa, quindi boh, prendetemi così as I am.

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    6. Non voleva essere un rimprovero, e non voleva essere una pretesa di verità. Infatti ho usato il verbo "credo" e il congiuntivo, ad esprimere dubbio e quindi non certezza.

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